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domenica 14 febbraio 2016

E.U.S.E.B.I.O. da strapazzo

Al bordo d'una chiesa di campagna, è possibile che siamo in tema FRERA, un poco su misura per tal EUSEBIO, che mi piace immaginare bottegaio indaffarato, intento la mattina a correr per commissioni in bicicletta, prima di smontar gli scuri in legno dalla vetrina del negozio. Di certo siam nel 1910, dando retta al  movimento centrale del velocipede in questione. Un bollo per circolazione negli stabilimenti FIAT, danneggiamenti vari al telaio, ruote forse non originali e adattamenti sul mozzo posteriore, fan pensare a che la bicicletta sia stata in vero molto usata nei suoi decenni di carriera, prestando fede alle promesse della casa: "Economica e robusta... è l'ideale delle macchine da strapazzo, per commercianti, professionisti ed esercenti, per servizio di città e campagna", dove appunto è stata ritrovata ...ritrovata infine dai tanto nei secoli discussi "piurot", discendenti di schiavitù d'importazione, come la gaggia ed il bambù. Se di Frera si tratta, certamente già da catalogo si notano semplificazioni costruttive rispetto ai modelli più lussuosi, ma che bella linea e gran gioia ritrovarla! 














Manubrio con attacco in avanti fissato ad espander; freno a trasmissione rigida, leva esposta... quì arricchito da un tampone del suo anno, con molla interna alla forcella: lusso non previsto, ma se lo merita dopo centosei anni! Ruote di cm 70, raggi finissimi tangenti a doppia ingrossatura, cerchi in acciaio nichelati e filettati... in sostanza ruote 28 3/8 con 32/40 raggi sfinati e cerchi stretti in ferro, più copertoni Olmo un poco più recenti, ma ben conservati; sella Coventry finita, con autentico straccio imbrattato di rinforzo; manopole in cartone pressato rivestito da resti di celluloide; freno posteriore a fascetta aggiunto forse già all'epoca; verniciatura nero brillante, ricoperta di posticcio verde ormai fedelissimo alla bicicletta; ruota libera e catena Regina un poco più recenti.

Da non credere, se pur fragile, rotola ancora!

domenica 5 aprile 2015

percorsi ultracentenari

Nessuno sceglie di nascere, dove e quando, poi la sorte ed il carattere determinano il percorso, ma dopo cento è più anni, chi si ricorda?! Questo è un frammento di storia della bicicletta Eusebio dell'inizio del '900, buttata ad un certo punto nel ferro, dopo anni di intenso servizio, ma che ha trovato il modo di sopravvivere ancora. Quante strade ha percorso? E nemmeno si ricorda più da dove viene e chi l'ha pedalata nei lunghi anni della sua età. Per un certo po', a pedali, su treno o corriera ha persino "lavorato" per la FIAT, al tempo in cui si palesò la possibilità di scambiare il proprio tempo con il denaro della fabbrica; fabbrica di automobili che poi ha mandato in pensione la Eusebio e tante altre, con tutto il loro senso di protesi umana a basso impatto ambientale e più probabile lieto fine sociale. Bicicletta ritrovata in Piemonte, all'incrocio tra Monferrato, Langhe e Roero, ma di possibile fabbricazione inglese, tutta da accertare, se pur con tendicatena del tipo diffuso in Francia. Ruote 28 3/8, pedivelle da 175 mm, corona piena di orgoglio, dichiaratamente firmata E U S E B I O, che cento e più anni dopo purtroppo dice nulla ai più. Sella inglese Coventry e ruota libera Perry. Nei prossimi mesi scopriremo se il restauro ci regalerà qualche altra informazione. Per il momento, tieni duro e continua il tuo percorso!














sabato 7 settembre 2013

Egr. Mr Pedersen

Ottima ricostruzione biografica di un personaggio profondamente umano e altamente geniale della storia del velocipede mondiale. La biografia è il risultato di un lungo lavoro di ricerca e ricostruzione, supportato negli anni dal Veteran Cycle Club e da Jesper Solling. Un lavoro che, alla presentazione nel 2005, ha stupito i discendenti di Mr Pedersen che, invitati per l'occasione, in gran parte avevano dimenticato l'illustre antenato! Un lavoro che ha portato addirittura alla riesumazione dei resti di Mr Pedersen, dispersi da oltre cinquant'anni nel cimitero di Copenhagen, ed alla sepoltura nel 2005 al cimitero di Drusley, UK.
Mikael Pedersen, nato in Danimarca nel 1855, geniale ingegnere meccanico, si trasferisce a Dursley, Regno Unito nel 1889, per seguire la produzione delle sue invenzioni meccaniche. Nel 1893 progetta il celebre straordinario telaio a triangoli, leggero, robustissimo, con sella ad amaca ...d'avanguardia ancora oggi a un secolo e un quarto di distanza! Storicamente il telaio Pedersen nasce in parallelo al telaio "diamante" e, seppur migliore in leggerezza e robustezza, non conosce l'enorme diffusione del "diamante" e rimane un attrezzo di nicchia, con un gran numero di estimatori in tutto il mondo, in parte per la più elaborata fabbricazione ed i maggiori costi, in parte perchè certamente più complicato da comprendere come attrezzo ciclistico. A parte i prototipi realizzati nei primi anni, la produzione industriale, concessa in licenza inizialmente anche a vari produttori europei, inizia nel 1897 e, con fasi alterne, va avanti soltanto fino al 1916.
 

Da allora ad oggi il telaio Pedersen, se pur a singhiozzo - ma intanto già per un secolo - continua a saltar fuori di tanto in tanto dalle fucine d'artigiani, in Europa e Stati Uniti, che ne apprezzano la genialità e realizzano su misura telai per appassionati di tutto il mondo!
 
  
"MR PEDERSEN - A MAN OF GENIUS" 
di David Evans, Tempus Publishing, 2007


 
dal 1898, bicicletto Pedersen prodotto su licenza dal celebre marchio inglese Humber - BESTON MADE è la specifica dedicata dalla Humber alle biciclette più raffinate, prodotte a Beston, mentre le biciclette "in serie" venivano prodotte dalla Humber a Coventry - del peso di circa 18 lbs ovvero 8,2 Kg!
nello stesso anno 1898 la Humber propone sul mercato una bicicletta d'avanguardia: la prima bicicletta in alluminio pesa 22 lbs, quasi 10 Kg!

 

mercoledì 4 settembre 2013

Durkopp del 1922

grazie a luca, ammiriamo questo spettacolare ritrovamento: Durkopp del 1922 splendidamente conservata!
E' punzonata 22 su calotte e movimento, 23 su entrambi i coni dei mozzi. Riporta un'iscrizione a numeri romani sul canotto della forcella e sotta la scatola del movimento centrale: XXI. Il vecchio proprietario sosteneva che fosse stata restaurata in parte nella prima metà dei '40. E' interamente nichelata e monta un vecchio gruppo luce Bosch prima serie del 1923!