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mercoledì 1 gennaio 2020

venti anni venti

 
Con buona pace di amici e parenti che da anni petuliamo con la personale mania delle biciclette d'epoca e degli anni venti, dopo oltre novant'anni di attesa, eccoci finalmente rientrare - pedalanti - negli anni venti. Buon anno a tutti!
Bicicletta astigiana Gerbi del 1924, con freni a leve rovesce, manubrio nichelato ricoperto di nera pegamoide, ruote sportive su cerchi in ferro stretti.


Parafanghi "a schiena d'asino" con dadi ciechi solidali ai ponticelli.






 

 
Pedivelle Gerbi di produzione F.M.V. - Fabbricazioni Meccaniche Vedano (F.lli Magistroni dal 1921). Grazie molte a Furio per gli approfondimenti, tramite il link VELO AFICIONADO
Paramanubrio in gomma con anello di metallo Amba, manopole in corno.



Ruota libera Gerbi - Asti, catena inglese Perry.




 
Mozzi Gerbi di produzione SIAMT "a chiocciole registrabili".
Cerchi originali in ferro sportivi 700 C stretti 34 mm, marchiati T.M.B. Besana, copertoni d'epoca Pirelli Stella.
 

 

 
La freneria a leve rovesce italiana degli anni venti e precedenti funziona a cavo, sia anteriore che posteriore.
La guaina del cavo/freno anteriore è interna e va in battuta sul dado in uscita dal manubrio.
I cavi vanno tagliati a lunghezza precisa e l'estremità s'infila in un piccolo perno forato, filettato esternamente, in cui va saldata a stagno. I perni filettati si avvitano/collegano alle bacchette/archetti dei freni, che funzionano alla stessa maniera dei classici freni a bacchetta: i cavi sono tagliati/saldati alla giusta misura quando, avvitati i perni al resto della freneria, la molla di richiamo all'interno del cilindro di supporto risulta già leggermente in compressione, a leva freno completamente aperta ovvero i cavi sono in tensione.





 

!!! BUONI ANNI VENTI !!!


martedì 23 giugno 2015

Sabauda 28" del 1931

Grazie a Salvatore, per le immagini, la storia e le considerazioni su questa affascinante bicicletta!  

Ho sempre pensato, correggimi se sbaglio, che la bici potesse avere qualche attinenza con le più famose e conosciute bici da uomo Bianchi Sabauda, soprattutto per l'evidentissimo e chiarissimo marchio impresso su tutti i componenti della bici, compresi il portafaro, il portattrezzi, le pedivelle, la serie sterzo: marchio che non so se sia impresso anche sulle bici da uomo cosiddette "sabaude", non avendone mai viste dal vivo (fammi sapere qualcosa in merito).
Mi stupisce il fatto che non vi siano molte notizie in merito a questo marchio soprattutto perchè, ripeto, il fatto stesso che presenti il marchio impresso in più parti, compresa la serie sterzo, il portafanale, il porta attrezzi, le pedivelle, etc. mi fanno pensare che non sia poi una bicicletta proprio artigianale ma una bici prodotta oltretutto con materiali di ottima qualità e finitura eccellente. E' una bici massiccia, imponente, verniciata in modo impeccabile.
Ti accenno ora le notizie di cui son venuto a conoscenza per quanto riguarda la storia della bici: l'ho trovata a Torino; fu acquistata a Torino dal nonno della persona da cui l'ho avuta, originario della provincia di Foggia, dipendente delle Ferrovie dello Stato che, dopo averla utilizzata per qualche tempo, l'ha parcheggiata in un deposito delle ferrovie, finchè il nipote non è andato a ritirarla.
A Torino vive una importante famiglia di farmacisti di cognome REMOGNA: che non sia appartenuta a loro in passato?
Comunque, dalle modeste ricerche da me effettuate potrebbe trattarsi di una Medusa, brand utilizzato dalla Bianchi per l'esportazione in Sud America e molto apprezzata per le sue caratteristiche anche dagli inglesi e dai francesi, costruita appositamente per venire incontro ai gusti di quei paesi.
Oppure una Bianchi Frine...... mah!
La colorazione bianca del parafango posteriore potrebbe far pensare che la bici possa aver avuto un ruolo importante durante e dopo la Liberazione: durante i 600 giorni della Resistenza in Italia la bicicletta fu il mezzo più importante, utilizzato soprattutto dalle donne cosiddette "staffette" per trasportare la stampa clandestina oppure per mantenere i contatti e portare generi di conforto ai partigiani in prima linea.























Nell'immediato dopoguerra poi, la bicicletta era nelle campagne l'unico mezzo di locomozione usato, oltre che per il lavoro, anche in occasione di grandi manifestazioni o di scioperi indetti dalla Lega dei braccianti.
In conclusione, indipendentemente dal marchio, sono certo che questa bici, se potesse parlare, racconterebbe di se una storia lunga 84 anni così affascinante e così interessante da far passare in secondo piano il discorso del marchio.

Mi rimetto al giudizio ed alle considerazioni tue e del tuo specialissimo ed espertissimo pubblico.