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lunedì 7 novembre 2016

Equador ANNI 30

Grazie a Pietro, ammiriamo questa rara ed interessante bicicletta italiana degli anni '30, in ottime condizioni di conservazione e completezza: marca Cycles Equador Export...
I cerchi sono in legno da 28" marchiati Principe e montati su mozzi Way-Assauto da 36 raggi con ingrassatore, fissati con galletti. Nichelata: il manubrio ha le leve lavorate in stile Maino, con manopole in due pezzi e manopolini. Il sistema frenante è a tenaglia brevettato, con ben quattro molle di richiamo al posteriore e tre all'anteriore. Telaio sportiveggiante, con forcellini posteriori tipo corsa. Particolari le viti di fissaggio del parafango posteriore, che sono dei mini-galletti. Accessoriata con bronzino, gruppo luce Zenith funzionante, lucina posteriore, lucchetto antifurto con gemma incorporata, sella a muso di cane marchio Milano, porta pompa fascettati, pedali a quattro gommini e gemma a melograno, copertoni Clement da 28*1 5/8*1 3/8.
Ed ora, grazie ad informazione raccolte da Pietro con il supporto di un amico, sveliamo l'arcano: Equador è una sottomarca Doniselli, probabilmente un marchio destinato all'esportazione; anche Principe per i cerchi, Milano per la sella, Zenith per il gruppo luce, Titan per ruota libera e catena sono marchi registrati da Doniselli!
Gran bel reperto corredato da preziose informazioni: complimenti Pietro!









mercoledì 2 novembre 2016

Ferrero - Wolsit 1949/50

Grazie a Walter, che ci presenta e racconta questa sua bella bicicletta sportiva:

Ferrero - Wolsit
 
Stava lì, appesa tra le altre in un magazzino di oggetti usati, a luglio. Ad agosto stava ancora lì, a settembre la prendo.
Mi aveva colpito per il suo colore verde/azzurro da macchina utensile, per i suoi pedali a 6 gommini quasi nuovi e per una decal sul tubo obliquo: Ferrero. Mi immagino che sia la bottega Ferrero di Trofarello, alle porte di Torino, produttore di bei telai e di macchine curate.
La porto a casa con questa convinzione e il giorno dopo quando comincio ad analizzarla scopro che la decal del tubo sterzo dice un’altra cosa: Ferrero sì, ma di Novaretto: 927 abitanti al censimento del 2011, frazione del comune di Caprie, bassa val Susa, di fronte alla Sacra di S. Michele.
Allora comincio a guardarla meglio, ma quel bronzino marchiato avrebbe dovuto mettermi sulla strada; telaio con tubi obliqui paralleli e bullone stringi sella sui pendenti posteriori, testa di forcella e giunzioni senza fronzoli, parafanghi larghi ma non avvolgenti, l’anteriore aerodinamico con fanale staffato, morsetti ferma aste con la L in corsivo e in bella evidenza, manubrio in acciaio essenziale e robusto, guarnitura marchiata anche se poco leggibile; una Wolsit.
Per sfizio confronto il numero del telaio con il registro storico e il codice alfanumerico lo conferma: è una di casa Bozzi prodotta certamente tra il 1949 e il ’50.
Certo, il sig. Ferrero ha voluto metterci del suo e il carter pistola in alluminio con il padellino al naturale, i pedali a centro intero e perno forato, i torinesi Maccari da 26” in acciaio per tutti i terreni, i mozzi francesi Pelissier a corpo in acciaio e flange in alluminio, il pignone triplo Way Assauto ultimo testimone di un cambio ormai scomparso, le pinze Universal in acciaio a frenare sicure, stanno lì a raccontare che c’era l’intenzione di fare le cose per bene e competere con la qualità della cugina quasi-blasonata.
Che per inciso era il modello 57, stando al catalogo Wolsit del 1947.
Anche il colore ci racconta che in una zona industriale, seppure segnata dalla guerra, come era la val Susa di quegli anni, non era difficile procurarsi quella tinta che si produceva per verniciare le frese e i torni della ricostruzione. Un colore che tenta teneramente di rivaleggiare con Beltramo eccellenza delle due ruote torinesi.
E poi anche la cliente ha le sue ragioni e le sue esigenze, come un gruppo luce Mondial anteriore e un fanalino aerodinamico Emmebi posteriore, un paraveste in plastica Salpa un paracanna e un bloccaruote, che forse arrivano qualche anno dopo, una madonnina che sulla strada non si sa mai….
Un prodotto di un assemblatore artigiano (o forse anche rivenditore di altri marchi, chissà), per una donna, accomunati dall’oblio in attesa di scovare lo storico locale.
Per finire due parole sul restauro: è un conservato arrivato quasi integro, mi sono limitato a togliere un cestino anteriore troppo moderno, a reintegrare il bloccaruote e il paracanna in alluminio, le manopole in bachelite fondo di magazzino, qualche minuteria, la gemma del fanalino autocostruita, un pneumatico Michelin coevo, ma soprattutto una sella Robur in pelle come montavano le Legnano e Wolsit. Una pulita (neanche troppo) e una lubrificata agli organi meccanici, con ceratura leggera la riportano a nuova vita.










mercoledì 13 luglio 2016

Rinomati Cicli Gerbi Asti

Dalla lontana fine degli anni '20, come fosse la bicicletta del bisnonno, sempre rimasta in terra d'origine, Cicli Asti da mezza-corsa, prodotta da Giovanni Gerbi, Diavolo Rosso! Bicicletta da corsa su strada con cerchi in ferro e gomme smontabili, detta "Tipo A", con telaio numerato A 46, in vero quasi mai usata. Mozzo posteriore "giroruota" di probabile produzione Way Assauto di Asti, così come la catena originale; galletti pieni e grandi, tipici dell'epoca, a corna di diavolo, originali marchiati DL; cerchi in ferro stretti, freni a fascetta tipo Bowden marchiati Gerbi Asti, corona e pedali A S T I nichelati, sella in cuoio Gerbi; manubrio originale marchiato GERBI, nichelato e verniciato rosso, con piega da 25 mm e leve freno in ferro aperte tipiche del periodo; parafanghi a schiena d'asino con ponticelli chiusi ed attacchi al telaio; mozzi di grande sezione marchiati Gerbi in corsivo, nichelati, con oliatori EDCO; manopole in cartone pressato rivestite di rossa celluloide; gomme Pirelli Stella; ruota libera The Coventry  con oliatore a lancetta, pignone fisso.

Da poco restituita al pubblico godimento da una cascina del Monferrato, ho fatto follie per riportarla a casa, quì dove sono nato e ora tornato: terra di Giovanni Gerbi, ASTI

Sulla rossa bicicletta ci sono più tracce del tempo passato in cascina, che di utilizzo: nessuna usura, tutta completa, con fanale e pila dell'epoca o di poco successivi, fascetta ferma-calzoni e guaine dei freni ricoperte di tela rossa, a brandelli...
Dopo lieve restauro conservativo, eccola ancora rossa e fiera di testa calda Gerbi e terra compatta:











domenica 19 giugno 2016

G E R B I


Domenica di ruggine, là dove un tempo ci fu della gran modernità, specialmente per leggerezza delle tubazioni e cerchi in alluminio, su colore che forse fu brillante rosso diavolo: dalla seconda metà degli anni '30, bicicletta da corsa Gerbi (Asti) con cambio Vittoria, mozzo posteriore "giroruota", freni a mensola, cerchi R stretti Ambrosio in alluminio con raggi sfinati 1.5-1.8 mm, anche detti sgrossati, pipa manubrio in ferro e piega in alluminio, pedali in ferro a centro intero. La catena Way Assauto è fresca, ma dell'epoca, di buon auspicio per il ritorno su strada!
Mozzi originali marchiati G E R B I con galletti originali




Montando due ruote libere triple sul mozzo "giroruota", si poteva arrivare ad avere fino a 6 rapporti, se pur non di agevole cambiata!