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mercoledì 31 gennaio 2018

italiane Durkopp degli anni '20

Lavori e indagini in corso sulla produzione ciclistica Durkopp dell'inizio del '900, intorno a questa bicicletta da corsa italiana del 1923 rugginosa, ma di gustose qualità tecniche! 
Numerose sono le testimonianze di biciclette Durkopp ritrovate in Italia oltreché di cataloghi ed immagini d'epoca relativi al marchio tedesco Durkopp dalla fine dell'800 ai primi decenni del '900, memoria di biciclette largamente importate e diffuse in Italia, che per linea e tecnica sembrano espressamente progettate per il mercato italiano. Esiste anche un'altra importante presenza Durkopp nella storia italiana del velocipede ovvero un largo utilizzo di componentistica Durkopp su biciclette "artigianali", intese come piccole e medie produzioni locali a lato delle grandi fabbriche nazionali; per questo motivo è abbastanza frequente ritrovare biciclette tra l'inizio del '900 e gli anni '20, con telai e geometrie tipicamente di fattura italiana, ma realizzate con meccanica Durkopp di grande qualità e soluzioni tecniche peculiari, come mozzi a chiocciole registrabili, movimenti centrali a perno quadro, scatole maggiorate per movimento centrale, alcune con serraggi a chiavelle per le calotte.
Colpo di fulmine, quella mattina nebbiosa! Ritrovata in condizioni da gran rudere, dopo una prima decisa pettinata alla meccanica, questa bicicletta mostra un telaio da corsa italiano del 1923 dalla linea moderna, con triangolo posteriore "corto" e trapezio "quadrato" 57 x 57, ruote classiche 700 C con copertoni da 32 mm molto vicini a telaio e forcella, alta e compatta.
Le rare tracce di tinte originali aprono un'immagine luminosissima dell'epoca, di una bicicletta da corsa bianca, con mezzalune verde e rossa sul tubo di sterzo!
La ruota posteriore è decisamente più vicina a diapason e tubo sotto-sella del telaio, rispetto ad una coeva bicicletta da viaggio.
Testa di forcella a congiunzioni invisibili, serie sterzo originale tipo Peugeot, freni a fascetta di marca Ferma Extra Lusso, con leve freno da corsa in ferro degli anni '20 "a cucchiaio", cerchi in ferro stretti, strappachiodi.
Il movimento centrale porta calotte da 40 mm Diamant e la sinistra è chiusa sia dalla piccola chiavella posta sotto la scatola del movimento centrale, sia dalla ghiera di fissaggio della calotta; pedivelle lunghe da 175 mm marchiate Durkopp in stampatello. La bicicletta portava all'origine un movimento centrale Durkopp a perno quadro, marchiato 1923, che in attesa dei ricambi necessari, ho sotituito con un movimento centrale tedesco Diamant a chiavelle, miracolosamente perfetto di misure. La corona è quella originale a 44 denti, avvitata su pedivelle Durkopp da corsa dello stesso anno, per bloccaggio a chiavelle; tutti i ricambi utilizzati sono stati ritrovati in Italia, mentre sul mercato tedesco non vedo o non trovo quasi mai ricambi come questi.
 
Mozzo giroruota Durkopp da corsa, ancora preciso, solido e scorrevolissimo, con galletti originali, ruota libera con oliatore a lancetta e pignone fisso.
Quest'altra è invece una notevole Durkopp da corsa del caro amico Beppe, dello stesso periodo 1920-23.
Anche questa bicicletta dei primi anni '20 presenta telaio e forcella tipicamente italiani, con linee differenti rispetto alla precedente, ma componentistica Durkopp: il carro posteriore è più lungo, i foderi della forcella più curvi, il nodo-sella è tipo Bianchi.
Incantevole reperto di cascina, rimasta per anni a riposare tra nebbia e polvere, questa bellissima bicicletta conserva tutto l'allestimento originale, di manubrio, leve dei freni, sella, pedali ed eleganti parafanghi con alette!
 Pedali originali Durkopp con oliatore a lancetta
Come già ritrovato su altre biciclette da corsa italiane degli anni '20, manubrio che fu con pipa nichelata e piega in tinta verde come il telaio.
Rispetto alla bicicletta precedente, questa presenta calotte di diametro standard e la sinistra senza ghiera, con la chiavella posta frontalmente sulla scatola del movimento centrale.
Senza allontanarsi dal periodo e dal marchio Durkopp, l'occasione è gradita per tirar fuori anche questa astigiana Robatto da Villanova d'Asti del 1922, con telaio a diapason stretto dietro la sella e serie sterzo tipo Bianchi, ma movimento centrale, pedali e mozzi Durkopp! Da notare che la corona con classico disegno Durkopp è quì arricchita dal nome del produttore.
 
http://paramanubrio.blogspot.it/2016/08/1922-robatto-villanova-dasti.html
 
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domenica 28 agosto 2016

1922 Robatto, Villanova d'Asti

Da chiacchiere locali, finalmente dopo due anni di mistero, giunge il tassello mancante a questa bicicletta che molto mi affascina: la provenienza! La corona ROBATTO mi conquistò all'istante, quando si palesò al momento di caricare la bicicletta sul furgone, acquistata insieme a tante altre appese ed ammassate in un garage, senza neppure essere riuscito prima a vederle tutte per bene. Nel rimettere a posto la meccanica, frustata negli anni dall'utilizzo di un motore ausiliario, poi rimosso, a suo tempo trovai la data 1922 sul movimento centrale ed il marchio Durkopp su mozzi e pedali, ma sulla corona nessuna informazione: un nome troppo lontano nel tempo, quasi svanito da un secolo all'altro. Nella calura estiva, mi capita di parlare con un amico di Valfenera d'Asti e la sua famiglia ed il mistero si scioglie facile come zucchero nel caffè: "Ah sì, ROBATTO, certo che lo conosco, per tanti anni fu ciclista a Villanova d'Asti!"
Pur continuando a preferire il caffè amaro, così come i ferri vecchi al carbonio, ora che la vedo come la bicicletta di un bisnonno locale, pedalo con ancor più grande gusto, quì sulle strade intorno alla sua terra d'origine, per la godibilità della geometria alta e corta, la solida scorrevolezza della ciclistica Durkopp, le immagini che m'invento: colline astigiane tanto percorse da più generazioni e parentele su questa Robatto, acquistata nel lontano 1922 a Villanova d'Asti in tinta di polvere, grandi ruote di carri, vacche da tiro e cavalli, in direzione Torino. A Villanova si poteva acquistare un po' di tutto tra mercato e botteghe, ad averci il denaro da spendere. Il bisnonno ci andò con la corriera e tornò a casa con la sua nuova bicicletta, cavallo d'acciaio, presa dal Robatto!


Bicicletta da corsa su strada, ad una sola velocità, con cerchi in ferro stretti, freni a fascetta Bowden, leve dei freni e manubrio alto in ferro, con manopole in cartone pressato rivestite di celluloide, pedali Durkopp a sega in ferro con oliatore a lancetta, mozzi Durkopp, parafanghi stretti a schiena d'asino con eleganti alette.







lunedì 15 agosto 2016

Rola 1940 del notaio

Bicicletta con telaio da donna e ruote 28", modello comunemente detto "del prete" o "per ecclesiastico", ma perchè non anche "del notaio"? Da Valfenera d'Asti, grazie a Piercarlo che mi ha affidato il restauro, bicicletta sportiva Rola del 1940, preparata a suo tempo dai F.lli Lanfranco di Valfenera al notaio di zona. 
Dalla sua continua ricerca di testimonianze sulla storia di Valfenera, Piercarlo riporta alla memoria frammenti della produzione velocipedistica locale, partendo dai Sodero con le Peugeot alla fine dell'800 e nei primi anni del '900, proseguendo con Vioglio dopo la guerra e negli anni '20, poi i F.lli Lanfranco rivenditori di marchi torinesi come Frejus, Rola, Benotto, Monterosa, etc.; i F.lli Lanfranco estesero l'attività anche a Villanova, dove già era attivo un altro "ciclista", Robatto; sempre a Valfenera d'Asti è da ricordare anche De Orsola, per certo rivenditore di biciclette Prina. Il tutto a testimonianza di un mondo passato in questa zona rurale dove la bicicletta fu un attrezzo importantissimo e largamente diffuso per il trasporto e l'economia locali: produttori, rivenditori, piccoli marchi, grandi produzioni nelle vicine Asti e Torino, più tutte le biciclette provenienti dalla grande industria di altre province e regioni.


Bicicletta mezza da corsa, mezza da viaggio: cerchi in alluminio, mozzi Rola in ferro con "GIRORUOTA" e galletti, pedali classici Rola a cubetti, freni Balilla marchiati Rola l'anteriore e Frejus il posteriore, gruppo luce C.E.V.; ruota libera tripla più pignone fisso; copricatena "leggero", con staffe saldate al telaio; collarino stringisella marchiato Frejus.