Grazie a Walter, storia e restauro della sua bicicletta Wolsit del 1942:
E' una bici che per me riveste una certa importanza,
 perché me l'ha regalata un amico una ventina d'anni fa ed era 
appartenuta alla sua anziana tata ed è rimasta a languire in cantina per
 parecchi anni, almeno una decina tra gli '80 e '90, prima di entrare in 
mio possesso; come dimostra il parafango bianco, ha attraversato gli anni
 della guerra, sulle strade del Piemonte, mi pare dalle parti di 
Racconigi. 
Quando mi è stata regalata l'ho usata quotidianamente per
 un po' e poi l'ho prestata ad una amica che la usava anche lei tutti i 
giorni: due anni fa è ritornata a casa e da quel momento l'ho 
guardata diversamente e con una certa curiosità ho cominciato ad 
analizzarla e a scoprirne il marchio.
Alla fine nei mesi scorsi ho smontato, pulito, reperito i pezzi mancanti e rimontato. 
Come
 si nota dalla foto che la ritrae prima della cura, era già abbastanza 
completa ma come spesso accade mancava soprattutto del carter originale e
 della sella. Il reperimento di questa e della gemma in vetro è stato 
abbastanza semplice, acquistate usate in rete come i copertoni e 
rimontate con qualche aggiustamento. 
Per
 il carter ho dovuto acquistare una sorella messa peggio, una mod. 55 
coetanea, e cannibalizzarla insieme alla minuteria; non solo, era 
verniciato nero e quindi ho dovuto portarlo a ferro con la spazzola 
rotante, raddrizzarlo e riverniciarlo a base acqua ad aerografo. Il 
colore è stato fatto a campione da un colorificio specializzato nel 
restauro di auto e vespe che da un parafango ha tratto il “verde Wolsit”
 con la sua patina di invecchiamento. 
Il
 logo è stato fatto a stencil, ritagliato da un foglio di carta, come 
l’originale, grazie ad un forumista di Paramanubrio che l’ha pubblicato 
nelle giuste dimensioni. Per il restauro del carter mi sono basato su un
 esemplare identico, di un altro forumista, che ne ha pubblicato le foto
 su Picasa.
La differenza è che il
 suo carter ha la costa larga nichelata, mentre il mio del modello più 
economico, ha solo il giunto di saldatura continuo che ho lasciato a 
ferro per dare un effetto analogo. 
Il
 parafango anteriore risultava mancante di una astina, che è stata 
risaldata unitamente alla sostituzione del ponticello di attacco, dalla 
mani sapienti di Mayno, dal quale ho reperito anche la retina paraveste 
in corda, fondo di magazzino.
Il 
fanale anteriore è un curioso esemplare a doppia alimentazione 
batteria/dinamo, marca Razzo in lamiera e alluminio, coetaneo alla bici o
 di poco più giovane. Risultava ammaccato e mancante del vetrino 
bifocale, sostituito da un foglio di PVC trasparente ritagliato, che 
debitamente invecchiato alle intemperie assomiglia molto ai vetrini 
bruniti del periodo bellico.
Il bronzino Legnano è un fortunato ritrovamento nella ciclofficina popolare Muoviequilibri dove ho svolto gran parte dei lavori.
La
 corretta identificazione del modello di bici non è precisa, perché 
l’unico catalogo di riferimento è quello del 1937 che riporta il modello
 balloncina da 26" con il parafango anteriore corto, con costina 
nichelata. 
Il mio esemplare 
probabilmente essendo del periodo bellico, usciva di fabbrica già senza 
nichelatura e col parafango posteriore bianco di serie.
Da
 notare che i pedali presentano la capsula porta grasso Legnano e non 
Wolsit, ma sono sicuramente originali e forse la pedivella sinistra venne 
sostituita poiché è marchiata Legnano.
La
 datazione del modello è basata oltre che sul codice telaio, dalle 
ghiere del movimento centrale, guarnitura e componenti, pedali che 
risultano marchiati 41 o 42 (v. foto allegate), per cui presumo che sia 
uscita dalla fabbrica all’inizio del 1942.
Spero di essere stato esaustivo…forse troppo. In ogni caso sono a disposizione.
Walter Modonesi
 









 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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