giovedì 16 luglio 2015

Wolsit 1942

Grazie a Walter, storia e restauro della sua bicicletta Wolsit del 1942:
E' una bici che per me riveste una certa importanza, perché me l'ha regalata un amico una ventina d'anni fa ed era appartenuta alla sua anziana tata ed è rimasta a languire in cantina per parecchi anni, almeno una decina tra gli '80 e '90, prima di entrare in mio possesso; come dimostra il parafango bianco, ha attraversato gli anni della guerra, sulle strade del Piemonte, mi pare dalle parti di Racconigi.
Quando mi è stata regalata l'ho usata quotidianamente per un po' e poi l'ho prestata ad una amica che la usava anche lei tutti i giorni: due anni fa è ritornata a casa e da quel momento l'ho guardata diversamente e con una certa curiosità ho cominciato ad analizzarla e a scoprirne il marchio.
Alla fine nei mesi scorsi ho smontato, pulito, reperito i pezzi mancanti e rimontato.
Come si nota dalla foto che la ritrae prima della cura, era già abbastanza completa ma come spesso accade mancava soprattutto del carter originale e della sella. Il reperimento di questa e della gemma in vetro è stato abbastanza semplice, acquistate usate in rete come i copertoni e rimontate con qualche aggiustamento.
Per il carter ho dovuto acquistare una sorella messa peggio, una mod. 55 coetanea, e cannibalizzarla insieme alla minuteria; non solo, era verniciato nero e quindi ho dovuto portarlo a ferro con la spazzola rotante, raddrizzarlo e riverniciarlo a base acqua ad aerografo. Il colore è stato fatto a campione da un colorificio specializzato nel restauro di auto e vespe che da un parafango ha tratto il “verde Wolsit” con la sua patina di invecchiamento.
Il logo è stato fatto a stencil, ritagliato da un foglio di carta, come l’originale, grazie ad un forumista di Paramanubrio che l’ha pubblicato nelle giuste dimensioni. Per il restauro del carter mi sono basato su un esemplare identico, di un altro forumista, che ne ha pubblicato le foto su Picasa.
La differenza è che il suo carter ha la costa larga nichelata, mentre il mio del modello più economico, ha solo il giunto di saldatura continuo che ho lasciato a ferro per dare un effetto analogo.
Il parafango anteriore risultava mancante di una astina, che è stata risaldata unitamente alla sostituzione del ponticello di attacco, dalla mani sapienti di Mayno, dal quale ho reperito anche la retina paraveste in corda, fondo di magazzino.
Il fanale anteriore è un curioso esemplare a doppia alimentazione batteria/dinamo, marca Razzo in lamiera e alluminio, coetaneo alla bici o di poco più giovane. Risultava ammaccato e mancante del vetrino bifocale, sostituito da un foglio di PVC trasparente ritagliato, che debitamente invecchiato alle intemperie assomiglia molto ai vetrini bruniti del periodo bellico.
Il bronzino Legnano è un fortunato ritrovamento nella ciclofficina popolare Muoviequilibri dove ho svolto gran parte dei lavori.
La corretta identificazione del modello di bici non è precisa, perché l’unico catalogo di riferimento è quello del 1937 che riporta il modello balloncina da 26" con il parafango anteriore corto, con costina nichelata.
Il mio esemplare probabilmente essendo del periodo bellico, usciva di fabbrica già senza nichelatura e col parafango posteriore bianco di serie.
Da notare che i pedali presentano la capsula porta grasso Legnano e non Wolsit, ma sono sicuramente originali e forse la pedivella sinistra venne sostituita poiché è marchiata Legnano.
La datazione del modello è basata oltre che sul codice telaio, dalle ghiere del movimento centrale, guarnitura e componenti, pedali che risultano marchiati 41 o 42 (v. foto allegate), per cui presumo che sia uscita dalla fabbrica all’inizio del 1942.
Spero di essere stato esaustivo…forse troppo. In ogni caso sono a disposizione.

Walter Modonesi








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