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sabato 2 novembre 2019

Sabauda 1929 - FREJUS

Di produzione torinese Emmo Ghelfi Torino, pioniere dell'industria velocipedistica italiana del primo '900, importatore Chater Lea, Durkopp e fondatore dei marchi Frejus, Rola e Sabauda: bicicletta da corsa Sabauda del 1929.












Su telaio n. 7835 identico a questo Frejus n. 7777 del 1929, la bicicletta ha un allestimento del tutto analogo; soltanto i freni a fascetta risultano di precedente generazione, ma pur sempre Bowden Touriste di alta gamma:


La produzione di biciclette Sabauda inizia intorno al 1926 (marchio registrato nel 1927) e va avanti fino al 1930 circa.

Per quanto riguarda gli albori della produzione Emmo Ghelfi (Torino), ecco un antico mozzo ROLA a chiocciole registrabili, presumibilmente degli anni dieci, pressochè identico ad un coevo Durkopp:


Affinità Durkopp anche per quest'altro antico mozzo a chiocciole registrabili SIAMT, il più antico che ho avvistato fino ad ora:




martedì 23 giugno 2015

Sabauda 28" del 1931

Grazie a Salvatore, per le immagini, la storia e le considerazioni su questa affascinante bicicletta!  

Ho sempre pensato, correggimi se sbaglio, che la bici potesse avere qualche attinenza con le più famose e conosciute bici da uomo Bianchi Sabauda, soprattutto per l'evidentissimo e chiarissimo marchio impresso su tutti i componenti della bici, compresi il portafaro, il portattrezzi, le pedivelle, la serie sterzo: marchio che non so se sia impresso anche sulle bici da uomo cosiddette "sabaude", non avendone mai viste dal vivo (fammi sapere qualcosa in merito).
Mi stupisce il fatto che non vi siano molte notizie in merito a questo marchio soprattutto perchè, ripeto, il fatto stesso che presenti il marchio impresso in più parti, compresa la serie sterzo, il portafanale, il porta attrezzi, le pedivelle, etc. mi fanno pensare che non sia poi una bicicletta proprio artigianale ma una bici prodotta oltretutto con materiali di ottima qualità e finitura eccellente. E' una bici massiccia, imponente, verniciata in modo impeccabile.
Ti accenno ora le notizie di cui son venuto a conoscenza per quanto riguarda la storia della bici: l'ho trovata a Torino; fu acquistata a Torino dal nonno della persona da cui l'ho avuta, originario della provincia di Foggia, dipendente delle Ferrovie dello Stato che, dopo averla utilizzata per qualche tempo, l'ha parcheggiata in un deposito delle ferrovie, finchè il nipote non è andato a ritirarla.
A Torino vive una importante famiglia di farmacisti di cognome REMOGNA: che non sia appartenuta a loro in passato?
Comunque, dalle modeste ricerche da me effettuate potrebbe trattarsi di una Medusa, brand utilizzato dalla Bianchi per l'esportazione in Sud America e molto apprezzata per le sue caratteristiche anche dagli inglesi e dai francesi, costruita appositamente per venire incontro ai gusti di quei paesi.
Oppure una Bianchi Frine...... mah!
La colorazione bianca del parafango posteriore potrebbe far pensare che la bici possa aver avuto un ruolo importante durante e dopo la Liberazione: durante i 600 giorni della Resistenza in Italia la bicicletta fu il mezzo più importante, utilizzato soprattutto dalle donne cosiddette "staffette" per trasportare la stampa clandestina oppure per mantenere i contatti e portare generi di conforto ai partigiani in prima linea.























Nell'immediato dopoguerra poi, la bicicletta era nelle campagne l'unico mezzo di locomozione usato, oltre che per il lavoro, anche in occasione di grandi manifestazioni o di scioperi indetti dalla Lega dei braccianti.
In conclusione, indipendentemente dal marchio, sono certo che questa bici, se potesse parlare, racconterebbe di se una storia lunga 84 anni così affascinante e così interessante da far passare in secondo piano il discorso del marchio.

Mi rimetto al giudizio ed alle considerazioni tue e del tuo specialissimo ed espertissimo pubblico.