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venerdì 25 dicembre 2020

Pìa 'na Rola - Take a Rola


Passeggiando con l'immaginazione a ritroso di circa quattro umane generazioni, specie d'inverno, è un attimo che si fa buio lungo la strada e dunque m'avvicino al tepore d'un osteria, alla mescita dei vini e alle sue voci.

Credo di essere intorno al 1915, da qualche parte sulle colline del Monferrato.

 

Due uomini sulla soglia, ben abbottonati di lana e velluto, parlano animosamente tra loro di qualche urgenza da risolvere... dialetto piemontese stretto, antico, capisco nulla, se non un consiglio risolutivo tal che uno dei due baffi si dilegua sul fianco della casa, armeggia del ferro, poi scompare veloce nel buio: "pia 'na rola!"

Torno a casa ebbro e satollo della speciale suggestione offertami dal caso, per cui forse ho risolto un dubbio appeso da anni a stagionare in cantina: che la "serie popolare" - anche detta "sottomarca" - delle più note biciclette Frejus si chiami Rola, proprio perché in dialetto piemontose parlato indicava l'attrezzo rotolante, all'epoca sempre più popolare, la bicicletta?!!

Pìa 'na Rola - Prendi una Rola - Take a Rola

Idea che conosce il massimo slancio evolutivo nella seconda metà dell'800, la bicicletta è un'innovazione tecnologica di portata enorme per l'essere umano, ma nel secondo dopoguerra del '900 è l'automobile a diventare sempre più popolare come mezzo di trasporto indipendente. La magia del rotolamento velocipedistico si affievolisce, sposta la sua calda fiamma sulla purezza geniale dell'infanzia, su chi la conserva in età matura e sulla passione sportiva.

Nel mezzo del '900 l'ominide civilizzato predominante tende sempre più al risparmio di fatica, accucciandosi in scatole di ferro a motore, per gli spostamenti, ma preserva un codice genetico ancora ben marcato dall'ardore biciclistico delle genereazioni precedenti. La carenza di rotolamento è in cerca di uno sfogo, vengono in aiuto la musica e la danza... dal Pià 'na Rola si passa al Rock 'n' Roll.


Bicicletta ROLA del 1915 .ca - Prod. Emmo Ghelfi Torino (Frejus)

Antica corona nichelata  R O L A a 44 denti
Ruote grandi 700 A, mozzi tipo Durkopp o primi SIAMT a chiocciole registrabili marchiati ROLA, cerchi in ferro stretti a 36 raggi, pignone fisso, freno anteriore a tampone con molla interna alla forcella, massiccio freno posteriore a fascetta francese Le Touriste Modèle B - Licence Bowden SGdG.



Testa di forcella liscia e stondata a congiunzioni interne, forellini posteriori tipo Chater Lea, nodo sella in stile Frejus, foderi a "D" piatti internamente.


I pedali sono rugginosi, non ho ritrovato marchiature, ma in passato ad un mercatino avvistai con stupore un pedale spaiato, del tutto simile o uguale a questi, marchiato Rola.



mercoledì 2 settembre 2020

Frejus 1933 Super Corsa

 

Bicicletta per corridori professionisti, Frejus del 1933 Super Corsa, di alto livello tecnologico per la sua epoca, conservata integra, dai tempi del campione Giuseppe Martano. Bicicletta "giroruota" con pignone fisso e ruota libera tripla, Cambio Vittoria, freni a mensola Frejus, cerchi in legno per gomme tubolari, oliatore alla catena.

 
 
Telaio nichelato e verniciato nero lucido, congiunzioni di sterzo, forcella e componenti cromati. Nei primi anni trenta inizia l'impiego di duralluminio sulle biciclette da corsa: quì manubrio Ambrosio, pedali Frejus, mozzi Frejus in ferro con flange in alluminio, parafanghi, reggisella.



 

 
 
 


 









 

Mozzi Frejus originali dell bicicletta, d'avanguardia in ferro con flange in alluminio, cerchi in legno d'epoca per gomme tubolari: al ritrovamento, le antiche e leggere ruote erano malmesse, quindi le ho ri-raggiate fresche, recuperando raggi sfinati e nipples.