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martedì 20 dicembre 2016

Taurea 1949

Dalla raffinata officina Taurea di Via Orfane 2 a Torino, bicicletta da corsa professionale del 1949, per cambio Campagnolo a due leve, aggiornata in seguito con cambio Simplex Tour de France, restando comunque sulle 4 velocità. Dell'allestimento orginale rimane traccia nei forcellini posteriori dentati e su una leva lunga Campagnolo sportiva montata sulla sinistra, a mo' di sgancio rapido. Manubrio con pipa in ferro marchiata Taurea e piega in alluminio, freni e leve Balilla, pedali in ferro a centro intero e pedivelle marchiati Taurea, sella Brooks originale, mozzi Campagnolo, cerchi Limone per tubolare in alluminio rigati, montati con raggi sfinati 1,8 - 2 mm. Oltre all'eccellenza della componentistica, se pur molto vissuto, torna a risplendere il telaio finemente lavorato dall'artigiano Pelà. Grazie a Pier, che mi ha affidato il restauro di questa pregiata bicicletta da corsa, che fu di suo padre.















sabato 3 dicembre 2016

Perina 1948 con Cambio Corsa

Grazie a Beppe, che ci presenta questa sua bella bicicletta da corsa torinese del 1948!
La Perina è appartenuta al padre di Alberto Perina, titolare della bottega di ciclista nella zona Barca, ma ormai in pensione.
 Dovrebbe essere del 1948, è stata restaurata dallo stesso Perina negli anni '70 ed esibita in vetrina per il resto degli anni.
 Telaio Drali, Molinari o altro? Forcella Fréjus? Perina non ha saputo dirmi dove suo padre l'aveva acquistato; numero 34. 

Manubrio Molinari con leve saldate
Cambio Campagnolo 2 Stecche "CORSA"
Ruota libera Regina
Cerchi di legno Ghisallo con tubolari
Mozzi Campagnolo, con piste in alluminio FB
Freni Universal 361666.
Movimento centrale Magistroni
Pedivelle Vanadia G. Fugini, Bologna, anno 1948

 

sabato 26 novembre 2016

Messaggio in bottiglia

A corredo di precedenti dubbi e ipotesi, giunge dal passato un altro segnale dagli anni '20: relitto di pedivella da corsa marchiata OLM

domenica 6 novembre 2016

O L M

Antica ruota libera centenaria o quasi, marchiata OLM. Chi sa se la sigla si riferisce a Luigi Magistroni e quando sia iniziata la produzione dei suoi componenti? Oppure "Officine Legnanesi Milano", come apprendo dal Registro Storico Cicli? Qualunque informazione documentata a riguardo sarà molto gradita

giovedì 24 marzo 2016

Girardengo di gran lusso

Dagli anni '50, Filippo ci mostra fotografie e ci racconta i raffinati dettagli di questa bicicletta Girardengo in grande lusso, ottimamente conservata!
Si tratta di un modello lusso anni '50 con telaio superleggero, di sicura derivazione Maino, per molte sue parti (testa forcella, carter, parafanghi), freneria tutta interna e con ampio ricorso a componenti in duro alluminio.
Punzonata Girardengo su parti metalliche (o Gira su leve freno), è dotata di marchi in smalto su tubo sterzo e manubrio.
La mancanza di cataloghi di questa marca non mi permette di determinarne con esattezza il modello e data di produzione.
Da quanto mi si dice, sembra che negli ultimi anni di attività dell'azienda (negli anni '30 invece i modelli erano prodotti e venduti tramite la rete commerciale della Maino) una certa parte della produzione della Casa venisse assemblata nelle carceri mandamentali di Alessandria da parte dei detenuti.


(Angelo Picchio conferma quest'ultima informazione, già che fu interpellato proprio da Girardengo per supporto nell'allestimento in carcere della linea di montaggio delle biciclette)

Mozzi e cerchi in alluminio












Movimento centrale Magistroni al Nichel-Cromo!
Molto molto bella e rara questa Girardengo, sana e completissima, ben rappresentativa della sua epoca e della sua storia, tra il grande campione, la Maino e la passione per le biciclette!

sabato 16 maggio 2015

r'amata

Le biciclette, come tutte le cose vecchie, parlano e raccontano resti di una vita vissuta, ma occorre una lenta digestione, per riuscire ad ascoltare. Per questo preferisco andar cauto e per gradi a smontare ed eventualmente correggere; occorrono paziena e riflessioni, più che vasche elettrolitiche e tintometri. Poche tracce di ramatura rimaste insieme a qualche cromatura su questa bicicletta da corsa degli anni '40: allestimento Cicli G. Ghia di Torino, su telaio Benotto, prima di tutto ci rammenta che ramature e cromature bene non fanno al ferro, se mal esposto all'umido e al tempo!
Cambio corsa Campagnolo a due leve, con ruota libera quadrupla, quì non originale, catena Everest Fossati leggerissima, solide pedivelle Magistroni, pedali in ferro Sheffield a centro intero. Primo aneddoto con dubbio: la bicicletta non è stata rimaneggiata in passato ed ha le chiavelle montate assai precise, ma senza rondelle ai dadi; qualcuno se l'è scordate oppure un meccanico sapeva per certo che così avrebbero avuto maggior tenuta? Seconda memoria con ipotesi: gabbiette e cinghietti sono stati rimossi, forse proprio quando han deciso di alzare il manubrio per una posizione più da viaggio, riuscendo in qualche modo ad incastrare la pipa nella forcella; da là a poco oppure in tempi più recenti, qualcuno ha poi massaggiato grezzamente con le pinze la suddetta pipa in ferro di pregevole artigiana fattura, per piega in alluminio; ma il tutto ha resistito forte, così come era stato predisposto per le fatiche dell'atleta, che certo non avrebbe gradito rotture, nello spingere sul grande manubrio.   

 
Freneria completa Balilla di fabbricazione locale, con lunghi gommini rossi forati, su portapattini in alluminio. Questa bicicletta è rimasta ferma per anni in custodia ad un ciclomeccanico: tutto bene, ma ad un certo punto le ruote originali son finite nell'immondizia! Il rammarico del meccanico ha prodotto queste altre due ruote su cerchi in legno della CB, molto solidi, leggeri, affidabili e mozzi Campagnolo marchiati U. Dei. Ora il tal meccanico è anziano e appesantito dal cibo e dalla vita, ma è certo che a raggiare fu a suo tempo un drago!
Altra nota di storia velocipedistica, la sella artigianale: roba seria! Esisteva all'epoca un artigianato specifico per la lavorazione e riparazione delle selle: m'immagino che qualcuno dovette essere ben fiero ad un certo punto di aver ribattuto i chiodi con tanta fine precisione, tanto che ancor oggi quella sella trasuda di una grande esperienza nel creare il miglior guanto possibile per il culo del corridore. Replicare a macchina un tal lavoro di sensibilità artigiana, mi pare simile a tentare di spiegare il comportamento umano con una matrice matematica: ci si può andar vicino, ma è impossibile considerare tutte le variabili.