sabato 5 settembre 2015

La Classica di Pinerolo (TO


Torna La Classica di Pinerolo !

Dopo l’ottimo successo ottenuto dalla prima edizione ed i lusinghieri riscontri avuti tra i partecipanti, l’ultimo fine settimana del mese di settembre Pinerolo tornerà ad ospitare il ciclismo d’epoca, con l’edizione 2015 de La Classica di Pinerolo.

Riconfermata la formula che prevede anche quest’anno 2 percorsi base, uno di breve lunghezza denominato Percorso Romantico destinato alle biciclette non da corsa ed ai ciclisti poco allenati ed uno medio/lungo chiamato Percorso Sportivo, destinato ai partecipanti più allenati.

Entrambe i percorsi saranno completamente pianeggianti ed andranno a toccare alcuni dei luoghi più suggestivi del Pinerolese, tra castelli, abbazie, vigne, frutteti e parchi naturali.
In coda a questi percorsi, solo i partecipanti che lo desiderano e comunque dotati di bici adeguata, avranno la possibilità di agganciare una vera e propria estensione del percorso che pur non prevedendo un chilometraggio aggiuntivo particolarmente lungo (15 i km in più), porterà i ciclisti più audaci ad affrontare salite anche piuttosto impegnative. Non a caso a questa estensione è stato dato il nome di Variante del Grimpeur.

Con La Classica di Pinerolo, queste terre tornano ad ospitare il ciclismo eroico che vuole riproporre le gesta dei grandi corridori del passato che in tutte le epoche hanno frequentato questi luoghi dove peraltro  spesso si sono scritte pagine epiche del ciclismo.
Tutti ricordano le gesta del grande Fausto Coppi che nella tappa Cuneo-Pinerolo del Giro d’Italia 1949, rilegò ad oltre 12 minuti di ritardo grandi corridori come Gino Bartali ed Alfredo Martini.
Molti meno ricordano invece grandi campioni del passato che nativi di queste zone hanno gareggiato e vinto nelle principali corse dei primi decenni del ‘900: gente come Francesco Camusso (vincitore del Giro d’Italia 1931, anno in cui tra l'altro veniva introdotta per la prima volta la Maglia Rosa) e di numerose tappe al Tour de France, o come i fratelli Bartolomeo e Pietro Aimo (vincitori di numerose tappe al Giro d’Italia e di altre importanti corse tra gli anni ’10 e ’30), ed ancora Luigi Barral corridore nativo della Val Chisone ma assolutamente sconosciuto ai più, che nel 1932 si impose al Tour de France nella categoria dei corridori “isolati” e giunse 9° nella classifica assoluta (“l’isolato” era un corridore non legato ad una casa ciclistica né a una squadra nazionale che correva senza tecnici, meccanici, massaggiatori); eccellente scalatore si mise in mostra per anni nelle grandi corse dell’epoca ed ancora nel Giro del ‘37 rivaleggiava con Gino Bartali nella classifica riservata ai Gran Premi della Montagna.

La Classica di Pinerolo si svolgerà Domenica 27 Settembre, ma già nel giorno precedente (Sabato 26 Settembre) è previsto un prologo molto particolare. Gli iscritti avranno infatti la possibilità di partecipare anche ad una prova di regolarità a cronometro denominata "Crono Senza Tempo" che porterà i partecipanti a misurarsi lungo i viali sterrati del centro città, dove un tempo avvenivano il passaggio e gli arrivi dei corridori nelle corse ciclistiche dagli anni '30 agli anni '50.

Le iscrizioni alla manifestazione sono già aperte tramite il sito internet www.laclassicadipinerolo.com .
Da Martedì 8 Settembre sarà possibile iscriversi anche direttamente presso la sede della Pro Pinerolo (Piazza Vittorio Veneto 8, orario martedì, giovedì e venerdì 16/18, mercoledì 9,30/11,30).

In occasione della manifestazione sono inoltre previsti in area partenza/arrivo della manifestazione eventi collaterali con musica vintage, esposizioni di auto, moto e bici d’epoca, mercatino dedicato al ciclismo vintage.

La manifestazione lo scorso anno si era contraddistinta per un clima festoso, con zero agonismo ma tanta goliardia e tanto divertimento. Quest’anno gli organizzatori vogliono replicare facendo crescere il numero dei partecipanti. Insomma, ciclismo eroico in salsa piemontese ! Ti aspettiamo !

Per informazioni
info@laclassicadipinerolo.com

Sito internet
www.laclassicadipinerolo.com

Su Facebook
it-it.facebook.com/laclassicadipinerolo

domenica 19 luglio 2015

Regina

Per alleviare il gran caldo, Remo ci propone un tuffo nel fresco inizio del '900 velocipedistico! Pregiatissima e rarissima catena Regina a passo Humber in confezione originale



sabato 18 luglio 2015

Marengo 1925

 Grazie a Jacopo, ecco un po' di storia di questa sua bella bicicletta da corsa Marengo del 1925!

Mi chiamo Jacopo Borelli, di Bosco Marengo, ho 17 anni. Novese di nascita, non potevo che appassionarmi al ciclismo, una volta trasferitomi qualche mese fa dal liceo classico di Alessandria a quello di Novi e una volta conosciuto il mio nuovo preside Giampaolo Bovone, appassionato di Bici d'epoca. In realtà ho iniziato ad interessarmi di bici d'epoca sin dalla prima liceo, quando ripescai dalla cantina la vecchia Bianchi Ghisallo del 75-76 del nonno, usata ai tempi per andare a lavorare, e iniziai a risistemarla, pulirla e oliarla. Più tardi, più di un anno dopo, trovai in cascina un altro reperto del nonno: la sua bici usata durante la guerra, una artigianale su base Maino Aerodyne e freni a tamburo che è tuttora in fase di restauro, e più tardi acquistai una Fiorelli da corsa, ma queste sono altre storie...
Arriviamo così a circa due mesi fa quando, un giorno mi ritrovai nel negozio di Paolo Sterpi che frequentavo già da un po' di tempo; ero ormai stato contagiato dal mio preside e dalla visita dopo tanto tempo al Museo dei Campionissimi, nella mente continuavo a canticchiare "Vai Girardengo, vai grande campione..." ...era fatta, ormai ero convertito al ciclismo eroico, ma eroico per davvero, quello vero, durato fino agli anni 30.
Da un po' di tempo desideravo avere tra le mie mani un cimelio di quegli anni, mi sarebbe bastata anche una vecchia e sgangherata bici anonima da restaurare, bastava che fosse eroica davvero, con molto da raccontare, e ne parlo con Paolo.
A questa mia richiesta, mi mostra una Marengo del 1925, bellissima, grigio Maino e rosso granata... Amore a prima vista!! Non solo per il marchio che richiama il mio paesino, ma anche perché il telaio è quello della Maino "Tipo G" che secondo molti significa "Girardengo" e a me piace crederlo. Ha passato l'alluvione di Novi di quest'autunno e vedo che la vernice è un po' segnata, ma non importa, anzi meglio, tutte storie che porterà con se, come volevo io. E così dopo tante "paghette e risparmi" portati a poco a poco, eccola qui, il mio sogno. E oggi, completato il restauro con i mozzi originali Vittoria e cerchi in legno CB Italia ci tenevo a condividerla sul blog che seguo sin da quando ho iniziato ad appassionarmi.
Complimenti per il lavoro che fate sul vostro blog.
Saluti






giovedì 16 luglio 2015

Wolsit 1942

Grazie a Walter, storia e restauro della sua bicicletta Wolsit del 1942:
E' una bici che per me riveste una certa importanza, perché me l'ha regalata un amico una ventina d'anni fa ed era appartenuta alla sua anziana tata ed è rimasta a languire in cantina per parecchi anni, almeno una decina tra gli '80 e '90, prima di entrare in mio possesso; come dimostra il parafango bianco, ha attraversato gli anni della guerra, sulle strade del Piemonte, mi pare dalle parti di Racconigi.
Quando mi è stata regalata l'ho usata quotidianamente per un po' e poi l'ho prestata ad una amica che la usava anche lei tutti i giorni: due anni fa è ritornata a casa e da quel momento l'ho guardata diversamente e con una certa curiosità ho cominciato ad analizzarla e a scoprirne il marchio.
Alla fine nei mesi scorsi ho smontato, pulito, reperito i pezzi mancanti e rimontato.
Come si nota dalla foto che la ritrae prima della cura, era già abbastanza completa ma come spesso accade mancava soprattutto del carter originale e della sella. Il reperimento di questa e della gemma in vetro è stato abbastanza semplice, acquistate usate in rete come i copertoni e rimontate con qualche aggiustamento.
Per il carter ho dovuto acquistare una sorella messa peggio, una mod. 55 coetanea, e cannibalizzarla insieme alla minuteria; non solo, era verniciato nero e quindi ho dovuto portarlo a ferro con la spazzola rotante, raddrizzarlo e riverniciarlo a base acqua ad aerografo. Il colore è stato fatto a campione da un colorificio specializzato nel restauro di auto e vespe che da un parafango ha tratto il “verde Wolsit” con la sua patina di invecchiamento.
Il logo è stato fatto a stencil, ritagliato da un foglio di carta, come l’originale, grazie ad un forumista di Paramanubrio che l’ha pubblicato nelle giuste dimensioni. Per il restauro del carter mi sono basato su un esemplare identico, di un altro forumista, che ne ha pubblicato le foto su Picasa.
La differenza è che il suo carter ha la costa larga nichelata, mentre il mio del modello più economico, ha solo il giunto di saldatura continuo che ho lasciato a ferro per dare un effetto analogo.
Il parafango anteriore risultava mancante di una astina, che è stata risaldata unitamente alla sostituzione del ponticello di attacco, dalla mani sapienti di Mayno, dal quale ho reperito anche la retina paraveste in corda, fondo di magazzino.
Il fanale anteriore è un curioso esemplare a doppia alimentazione batteria/dinamo, marca Razzo in lamiera e alluminio, coetaneo alla bici o di poco più giovane. Risultava ammaccato e mancante del vetrino bifocale, sostituito da un foglio di PVC trasparente ritagliato, che debitamente invecchiato alle intemperie assomiglia molto ai vetrini bruniti del periodo bellico.
Il bronzino Legnano è un fortunato ritrovamento nella ciclofficina popolare Muoviequilibri dove ho svolto gran parte dei lavori.
La corretta identificazione del modello di bici non è precisa, perché l’unico catalogo di riferimento è quello del 1937 che riporta il modello balloncina da 26" con il parafango anteriore corto, con costina nichelata.
Il mio esemplare probabilmente essendo del periodo bellico, usciva di fabbrica già senza nichelatura e col parafango posteriore bianco di serie.
Da notare che i pedali presentano la capsula porta grasso Legnano e non Wolsit, ma sono sicuramente originali e forse la pedivella sinistra venne sostituita poiché è marchiata Legnano.
La datazione del modello è basata oltre che sul codice telaio, dalle ghiere del movimento centrale, guarnitura e componenti, pedali che risultano marchiati 41 o 42 (v. foto allegate), per cui presumo che sia uscita dalla fabbrica all’inizio del 1942.
Spero di essere stato esaustivo…forse troppo. In ogni caso sono a disposizione.

Walter Modonesi








martedì 14 luglio 2015

domenica 28 giugno 2015

martedì 23 giugno 2015

Sabauda 28" del 1931

Grazie a Salvatore, per le immagini, la storia e le considerazioni su questa affascinante bicicletta!  

Ho sempre pensato, correggimi se sbaglio, che la bici potesse avere qualche attinenza con le più famose e conosciute bici da uomo Bianchi Sabauda, soprattutto per l'evidentissimo e chiarissimo marchio impresso su tutti i componenti della bici, compresi il portafaro, il portattrezzi, le pedivelle, la serie sterzo: marchio che non so se sia impresso anche sulle bici da uomo cosiddette "sabaude", non avendone mai viste dal vivo (fammi sapere qualcosa in merito).
Mi stupisce il fatto che non vi siano molte notizie in merito a questo marchio soprattutto perchè, ripeto, il fatto stesso che presenti il marchio impresso in più parti, compresa la serie sterzo, il portafanale, il porta attrezzi, le pedivelle, etc. mi fanno pensare che non sia poi una bicicletta proprio artigianale ma una bici prodotta oltretutto con materiali di ottima qualità e finitura eccellente. E' una bici massiccia, imponente, verniciata in modo impeccabile.
Ti accenno ora le notizie di cui son venuto a conoscenza per quanto riguarda la storia della bici: l'ho trovata a Torino; fu acquistata a Torino dal nonno della persona da cui l'ho avuta, originario della provincia di Foggia, dipendente delle Ferrovie dello Stato che, dopo averla utilizzata per qualche tempo, l'ha parcheggiata in un deposito delle ferrovie, finchè il nipote non è andato a ritirarla.
A Torino vive una importante famiglia di farmacisti di cognome REMOGNA: che non sia appartenuta a loro in passato?
Comunque, dalle modeste ricerche da me effettuate potrebbe trattarsi di una Medusa, brand utilizzato dalla Bianchi per l'esportazione in Sud America e molto apprezzata per le sue caratteristiche anche dagli inglesi e dai francesi, costruita appositamente per venire incontro ai gusti di quei paesi.
Oppure una Bianchi Frine...... mah!
La colorazione bianca del parafango posteriore potrebbe far pensare che la bici possa aver avuto un ruolo importante durante e dopo la Liberazione: durante i 600 giorni della Resistenza in Italia la bicicletta fu il mezzo più importante, utilizzato soprattutto dalle donne cosiddette "staffette" per trasportare la stampa clandestina oppure per mantenere i contatti e portare generi di conforto ai partigiani in prima linea.























Nell'immediato dopoguerra poi, la bicicletta era nelle campagne l'unico mezzo di locomozione usato, oltre che per il lavoro, anche in occasione di grandi manifestazioni o di scioperi indetti dalla Lega dei braccianti.
In conclusione, indipendentemente dal marchio, sono certo che questa bici, se potesse parlare, racconterebbe di se una storia lunga 84 anni così affascinante e così interessante da far passare in secondo piano il discorso del marchio.

Mi rimetto al giudizio ed alle considerazioni tue e del tuo specialissimo ed espertissimo pubblico.