venerdì 28 marzo 2008

mi fissa

in officina. alla luce fioca del risparmio energetico, contemplavo l'ultimo rudere fresco di arcano anfratto. anni maledetti si son portati via troppi pezzi! vado a dormire e non ci penso, o piango ancora un poco? deciso, ma discreto, bussa alla porta dei pensieri antichi un signore satinato, aristocratico e impolverato. quasi invisibile. chiedo al cane "lo vedi anche tu che mi fissa 'sto nobile o è colpa del vino?". non risponde, ma sbuffa eloquente. fisso lo spirito che ora si mette pure a parlare "ti vedo un po' a corto di companatico, villano senza orologio! guarda che roba mi potevo permettere già quasi cent'anni orsono. è capitata a te e non posso farci nulla. inventati pure quel che manca, riportala in strada - già che ci sei, vesti un po' meglio - ma che diamine, sei un uomo e non una donnetta: pignone fisso e freno a tampone!". categorico. insindacabile. eseguo. la ricostruzione è stata lunga - il tempo di farmi crescere i mustacchi - qualche particolare ho dovuto adattarlo e si può migliorare. ma pedalarla lungo il fiume mi regala un sapore antico. denso di emozioni da assaporare nel silenzio del pignone fisso. bici senza nome, bici che all'epoca erano mezzi per tasche capienti e ancora non avevano conosciuto l'amore del popolo di lavoratori, bici da sghei!

diavolo d'un gerbi, pensavo a te mentre le mani slittavano sul grasso e si graffiavano. non voltarti mentre mastichi colline, son fisso dietro ai tuoi polpacci secolari con questa rossa mezza corsa, ma pur senza mattoni, nessuno può raggiungerti!

mercoledì 26 marzo 2008

rosso mattone

1909, milano, parte il primo giro d'italia. giovanni gerbi è già una celebrità. da far gelare gli sguardi ai francesi. tutti temono i polpacci di questo "diavolo rosso", ma un bimbo corre tra la folla esultante e vuol toccare il suo idolo. gerbi cade e la sua bianchi malconcia non può più correre. un manovale astigiano, impolverato che si paga col sudore le due ruote per iniziare a correre giovanissimo, sui bicicli. non so quanto sia mito e quanto realtà, ma in giro si racconta che si allenasse sulle salite della monferrina con mattoni appesi al collo. non sarà quotata come una bianchi, una dei o una maino.. ma se trovate in giro una gerbi abbiatene cura. non capita tutti i giorni di pedalare un'indiavolata!

lunedì 24 marzo 2008

vita dei campi, Maino del 1937

diavolo d'un veneto, quest'amico alberto continua a regalarci meraviglie! maino, che solo a sentire il nome penso a santo pollastro e alle sue scorribande.. e un po' anche m'immagino campi di grano, che la vita contadina l'ho lasciata indietro mio malgrado da due generazioni, ma la camporella m'è familiare. ma se passa alberto con questa bici, e quel manubrio, la pulzella me la soffia e nei campi ci vado a rincorrere farfalle. sportivo, confortevole, raffinato e importante! anche la bianchi lo montò su alcuni modelli negli anni 30. altri non so. quì siamo nel 1900 e 37. giovanni maino ricorda sottovoce, timido, che i tubi ravvicinati non li vende solo l'amico umberto. e in più ci aggiunge una cura dei dettagli da chi produce e vende biciclette, ma soprattutto le ama. penso ad esempio alle astine dei parafanghi, ai tendicatena in stile francese integrati nei forcellini del telaio, ai dadi ciechi a cupola per i mozzi e alla celebre guarnituta liberty G M A. restauro sopraffino, da farti credere che il calendario appeso al muro ha 71 anni di troppo! quella forcella tipica maino è il tempio della strada, bianca. sottile e precisa. due spade puro sangue che recisero allori per l'omino di novi e alfredo binda. appoggiala alla vite, ma nascondila un poco, mentre sei con la tua bella.. lascio in pace le farfalle e passo a prenderla!

venerdì 21 marzo 2008

traffici

quella in foto è una frejus degli anni '50. il paese era in salita e serviva un cambio di velocità. la bicicletta precedente era in condivisione tra i fratelli.. e il paese.. e chissà dov'è finita durante la guerra. non sono uno dei fortunati che hanno ereditato la bacchetta antica dal nonno, anzi nemmeno la frejus in questione è giunta fino a me. la foto è di fine anni '60. una rievocazione storica. il vizio per la bicicletta, per la roba vecchia, come per il vino, dev'essere ereditario o forse semplicemente immaginare i nostri nonni, la loro vita umile e autentica e le loro biciclette ci lega ancora di più alla nostra passione. la bicicletta era uno strumento di lavoro, un tentativo di autonomia e libertà. bisognava faticare un po' per comprarsela, la si doveva trattare con cura, ma si riforniva solo di pedalate e tanto bastava per.. "andare tre o quattro volte più svelto del pedone, consumando però un quinto dell'energia" (da Ivan Illich, Elogio della bicicletta, ed. Bollati Boringhieri). per andare in giro a cercare di riempire la ciotola. o per accontentarsi di dividere in cinque la stessa ciotola. a seconda della giornata. chissà cos'è il "sansal"? fortuna che c'era ancora mia nonna a raccontarlo, quando questa foto riemerse da un cassetto. il sansal partiva in bicicletta, d'inverno per scaldarsi, d'estate incontro alla frescura, la caricava in treno per un pezzo e andava a torino a fare il suo mestiere nel 1930, come tanti tanti altri.. storie affascinanti che sarebbe bello riscoprire! doveva esserci un gran traffico. adoro l'inquinamento acustico, di campanelli

mercoledì 19 marzo 2008

rendiamo grazie

comunicazione di servizio. i signori Alberto e Giuseppe, collezionisti gentiluomini di comprovata passione e valore morale, facciano un po' di spazio nelle loro cantine. tutti gli altri amici pedalatori di ruggine che leggeranno queste pagine gli sono debitori di almeno una bottiglia di vino! Alberto e Giuseppe ci regalano oggi un lodevole esempio della loro sincera passione: condividere e collaborare.. per diffondere l'amore per le biciclette d'epoca. nella colonna di destra, da oggi, trovate infatti una sezione cataloghi, da cui potete scaricare gratuitamente alcuni interessanti cataloghi d'epoca! invito chiunque a inviare al blog documenti, foto, cataloghi. è un archivio che mi piacerebbe arricchire nel tempo. per curiosi, appassionati e restauratori. grazie di cuore!

lunedì 17 marzo 2008

dubbi e complessità

ho parlato con una delle mie biciclette. ancora non è una cosa che faccio abitualmente, ma aiuta quando qualche congegno non funziona come dovrebbe. le ho parlato delle bianchi super r. si è sparsa la voce: a tutte è venuto il complesso di inferiorità. ho regalato loro delle belle dinamo, per consolarle, ma niente, non ci dormono la notte e se ne vanno in giro inquiete. fortuna che hanno fanali e molti anni d'esperienza sul groppone, così non mi preoccupo. basta guardare lo schema della freneria interna della celebre bianchi, per scoprire quanto questa bicicletta sia complessa e sofisticata, rispetto a molte altre
se ancora avete fiato dopo la vista del posteriore, ecco l'anteriore
ho pensato "bella topa", ma scrivo bicicletta sopraffina!!!! leggo la scheda commerciale di questa meraviglia e scopro che montava ruote da 28 1/2. mi piacerebbe un giorno vederne una a colori e tre dimensioni. magari dimenticata in un fienile. mi sorge il dubbio. per le ruote 28, all'epoca la misura più diffusa era 3/8. e perchè questa è 1/2? penso fosse coperta da brevetti sia italiani che stranieri e mi chiedo: non è che questo modello supeRiore venne ideato proprio per il mercato internazionale? certo ce ne voleva per far concorrenza alle elaborate triumph. che ne dite? secondo me ci riusciva benissimo!

venerdì 14 marzo 2008

raccolta differenziata

l'amico Antonio ha l'occhio attento. per fortuna di tutti noi appassionati, non gli è sfuggita la differenza tra ferro, ingombranti e.. una taurus conservata degli anni 40! pronta ad assaporare la morsa del ragno. ma chi stava buttando via una bicicletta così completa?! pure accessoriata. bella e desiderata, ma sola in discesa verso l'oblio delle bacchette, un posto simile a una cantina umida, ma più umido, dicono. e con stridoli di acciaio ritorto! dovrebbe trattarsi di un modello 30, con freno anteriore interno, telaio a tubi piatti e saldature invisibili, movimento centrale a campana. bello lo snodo del freno posteriore a forma di T. un ritrovamento da applauso o meglio da campane che suonano a festa!

si notano i forcellini posteriori chiusi (e dentellati, ma non si vede), senza tendicatena e con rondella rettangolare dentata. il movimento centrale è a campana, con perno quadro, pedivelle a innesto e chiavette tonde avvitate al perno. si intravedono anche altri dettagli tipici delle taurus, come i tubi schiacciati e tracce della doppia filettatura rossa e oro. non manca nulla. neppure il prezioso carter a goccia, completo. in una discarica si possono fare migliori acquisti che in un ipermecato! del toro non si butta via niente