martedì 27 maggio 2008

lavori in corso

avevo già intravisto qualcosa di questo genere su biciclette ottuagenarie, un po' col sospetto che fossero però di epoca successiva. ma si trattava di biciclette in mano a collezionisti di scrupolo e mi piaceva fidarmi della coerenza tra telaio e componenti. fortuna che di biciclette ne circolavano tantissime e, pur se il tempo ne ha aggredite molte, ancora parecchie saltano fuori di tanto in tanto. erano fatte bene e malvolentieri si lasciano buttare via! la buona sorte me ne ha affidata giusto una, di grazia, e accetto di buon grado: pedali in alluminio già negli anni 30? 1937, la trovatella. Maino! proprio come le altre ottantenni sopra menzionate. a pensarci bene, potrebbero proprio essere i suoi originali questi pedali: che ne pensate? un po' per scarsità d'acciaio, sempre più caro in tempi verso il bellicoso - sono dello stesso periodo anche le biciclette Vianzone interamente realizzate in legno - un po' anche alla ricerca di leggerezza. il corpo e le flange sono fusi insieme in un tutt'uno e la capsula di chiusura laterale è a scomparsa. solo il perno, più corto del normale, a risparmio di peso e materiale, e i vani per le sfere sono in acciao, per questioni meccaniche. pedali piccoli e leggeri! secondo me anche eleganti. i gommini di ricambio che avevo disponibili erano un po' ristretti e ho dovuto montare distanziali più larghi, ma sempre in alluminio. se non vi piacciono, fatemi sapere, che mi rimetto subito al lavoro! questi pedali sono più stretti del normale e la misura classica di gomme è troppo grande. ce ne vorrebbe una intermedia, a trovarla. l'unica pecca è che non sono particolarmente resistenti agli urti i pedali in alluminio, perlomeno meno di quelli in ferro o acciaio. ma se son giunti fino a quì, ancora una volta ci danno da pensare sulla qualità di queste ragazze antiche. la bicicletta è là appesa al cacciavite, ma confido di rimetterla a rotolare al primo sole!

venerdì 23 maggio 2008

congiunzioni


artigiani di lungo corso e gloriosa produzione sostengono e dimostrano che c’è una bella differenza tra un telaio artigianale e una produzione di serie. c’era, e qualcuno ancora c’è, che a guardarlo saldar l’ottone pare stia dipingendo! mestiere raffinato. telarista. ma quando si parla di Maino e Dei, secondo me, la concorrenza tra arte e produzione in serie è una sfida quasi alla pari! nonostante siano biciclette uscite dalla linea e non da boite oniriche. questo è ad esempio uno dei motivi per cui dunque adoro le Maino, oltre al campanilismo. e componenti e soluzioni d’avanguardia! è con piacere che scopro allora un estimatore di questo marchio glorioso anche in terra toscana. lorenzo, grazie mille perché condividi con noi un catalogo del 1922, aiutando la diffusione dell’amore per le biciclette d’epoca e l’eccellenza ciclistica d’annata! per ricambiare, ne aggiungo un altro del 1924. buona lettura a tutti e buone pedalate! mi raccomando però, non leggete i cataloghi mentre pedalate

martedì 20 maggio 2008

irrazionale

a volte ci penso e mi chiedo se abbia senso. in cuor mio, senza ritegno, mi son già risposto sì. perché continuo? a portare a casa biciclette. è che non ce n'è una uguale all'altra! ognuna meravigliosa a modo suo, più quelle buone da ricambi. ognuna bisognosa e non le si può mica dire di no. quando vedo un vecchio rudere, già fantastico come potrebbe essere sistemata e pedalata, nonostante un aspetto che alle volte, tocca ammetterlo, è più da ferro vecchio! no basta, dopo questa non prendo altro, se non proprio un conservato di gran lustro a prezzo d'occasione. e invece, anche quella volta non ho resistito. dannato me. senza sapere dove incastrare tutte quelle biciclette, ma che emozione! davvero troppe. anche quella là che il tale amico "guarda quì cosa ti do". mah. nemmeno buona da vendere a peso, pensai, impossibile da smontare, troppo troppo arrugginita. quella ruggine è fiorita profonda e incattivita sull'acciaio, ma cosparsa d’olio per molti anni. prima di dimenticarla in fondo alla cantina mi son detto, vabbè dai, provo per scrupolo a vedere se qualche cosa ancora si svita. incredibile! tutto morbido come il burro. olio santo. cambio di carte. e allora ho pensato di spendermi quel manubrio per tampone che avevo recuperato a un mercatino, perché tanto mi bastava immaginarmi la bicicletta intorno, una bicicletta che forse mai avrò il piacere di trovare. smontata, corretta e aggiunta, per provare come si pedalava cent’anni orsono.. che ne pensate? la leva del freno è ancora da perfezionare, il telaio magari sarebbe da stuccare e verniciare. cerchi 28 3/8, alta come un cavallo. bisnonni di media statura ci salivano su per pedalare, senza il tempo di pensare che il piede a fatica toccava terra. correre, correre per portare a casa il pane, e il companatico solo se si vince. era la stessa fatica, ma per qualcuno più piacevole della zappa. quasi quasi, prima o poi, la restauro per davvero

lunedì 19 maggio 2008

martello

meccanici esperti potrebbero a ragione togliermi il saluto, ma preferisco confessare. non so se sia dovuto al fatto che acquisto solo a prezzi d'occasione o se ci sia un motivo storico, fatto sta che quando si va indietro nel tempo a cercare biciclette, prima degli anni 20 in italia si trova ben poco. quasi nulla, per il vero. che invidia per francesi, tedeschi e inglesi. e limitrofi. che recuperano tamponi a destra e manca. e quel poco da noi è quasi sempre talmente arrugginito che la ruggine è ormai disoccupata! e così, ahimè, la gamma dei miei attrezzi si riduce drasticamente e tristemente a.. groppo in gola, martello e scalpello! a voler essere ottimisti, questo vuol però anche dire che il bello delle biciclette d'epoca è che ogni parte si avvita, si svita, quasi sempre, e quindi di sostituisce o si ripara! quella in foto ad esempio è una guarnitura bella vecchia. la pedivella ha un doppio filetto, che è bene ripulire e ungere di grasso, prima di avvitarci su un qualunque orpello. messo il grasso, la guarnitura si avvita alla pedivella, il che vuol dire che quando si pedala la pedivella non si svita. e meno male. come il pedale. si aggiunga una controghiera avvitata al contrario, e l'ingranaggio è mezzo fatto. manca solo tutto il resto della bicicletta, ma ci sto lavorando..

mercoledì 14 maggio 2008

giorno di festa

è perchè c'è una bella differenza, ammettiamolo. eh. il traffico moderno infastidisce non poco tutti i sensi, specie la mattina. e anche il cane non gradisce le autovetture, se non quando ferme in sosta le si può annusare e inumidire con una levata di ginocchio. si perchè vien proprio voglia di mettersi la camicia pulita e profumata tutte le mattine, specie nel giorno di festa, solo a immagginarsi strade colme di manubri diritti e lucidati, fanaloni e. e gonnelle delicate! che ammiccano ai colletti inamidati e non si curano dei pantaloni impolverati. che bella vita, anche se di sacrifici in bianco e nero. sincera. non vedo l'ora di alzarmi presto la mattina, scendere in strada per andare a lavorare. che magari all'incrocio ci scappano due sorrisi con la fanciulla della Dei. e poi passano le ore di sudore, per tornare a pedalare e ammiccare. sei giorni di lavoro, sei per due dodici sorrisi alla fanciulla e infine il fischio: vieni a pedalare con me alla Ciclobacchettata? il primo di giugno in quel di Bra, ci sarà da stare allegri!

lunedì 12 maggio 2008

ancora

ancora una volta, grazie mille a zagor per la consulenza! ora che abbiamo pescato questo reperto dal passato, possiamo issare l'ancora e continuare con una certezza in più la ricerca su Bianchi, Tebro e affini. leggendo il documento infatti, s'intuisce che Tebro fosse un marchio Bianchi al cento per cento. chiamato modello, insieme agli altri, ma anche tipo, a bordo pagina. e aggiungo un dettaglio importante per la splendida bicicletta di gio: questo documento, che è il frontespizio di un catalogo di ricambi ufficiali, è proprio del 1938!

venerdì 9 maggio 2008

la rete

entrare in posti come questo è un'esperienza cicloittica. come un pesce nella rete, non si può uscire finchè qualcuno ti tira fuori. o ti manda. e quando esci colmo di stupore e di visioni, sembra che l'aria venga meno. lo svitol crea dipendenza! con il tempo, a forza di rompere le scatole a chiunque con la storia di 'ste vecchie biciclette, si finisce che ogni appassionato trova il suo manipolo di bravi pensionati, in boite, appartamenti, cascine, garages e cantine con varie densità di biciclette, che di solito è mai poca. gente che ti fa sognare su reperti raccolti in una vita, persone che sarebbe bello coinvolgere anche su spazi come questo virtuale, ma che in fondo è bello poter incontrare solo faccia a faccia. con sottocchio una manciata di vecchie biciclette. sono i nodi della rete! ecco allora vorrei lanciare un messaggio in questa rete capillare di ruggine e ferraglia: ricostruiamo la storia del marchio Tebro? per partire, ecco le foto di un magnifico conservato recuperato da gio. direttamente dal 1938, a sentir parlare la pedivella! ricorda molto coeve Touring, che ne dite? qualcuno ne parla come sottomarca della Bianchi. altri smentiscono. insomma, son confuso: chiedo aiuto! e intanto soffro nel chiamare "sottomarca" qualunque vecchia bicicletta