lunedì 27 ottobre 2008

soffitte

la parola a Le Jim, ciclista d'altri tempi..

Questa è la storia di una soffitta, no. Anzi, questa è la storia d’un ritorno e d’una nuova casa.
D’una casa che ha anche una soffitta. Ad ogni modo questa è soprattutto la storia d’una bicicletta.
Quando mi diedero le chiavi di questa casa ancora non ci credevo, la casa è davvero enorme e vuota e camminandoci dentro sento i miei passi rimbombare.
Mi avevano detto che la casa aveva anche una soffitta, ma la vecchia inquilina non aveva consegnato più le chiavi o una roba così. Io intanto continuo ancora a camminare, assaporando il parquet che scricchiola sotto le suole e la sua eco. Soffitta. Già. Io amo le soffitte, meglio se abbandonate ed ingombre d’immondizia. Di cose polverose che qualcuno, reputandole inutili o inservibili, ha abbandonato ad un destino di discarica. Se hai mai chiesto alla polvere puoi sapere che a volte risponde, regalando sorprese che arrivano da un passato talmente remoto che si può solamente fantasticare. Ricordo anche di quando con gli amici si narrava di ritrovamenti in soffitte sgombrate, di quando qualche vecchietto davanti alla classica domanda: “Ma dove l’hai trovata ‘sta bici?!” mi rispondeva: “Mah…in una soffitta” oppure “In solaio, era del mio nonno-bis”.
Io, che in soffitta al massimo c’ho trovato solo qualche disco di grammofono oppure una vecchia scala, m’incazzavo sempre. Contro la sorte, contro le case senza soffitte o quelle con le soffitte chiuse a chiave da ’48. Ma chiedevo alla polvere da un bel pezzo.
Così sulla mensola accanto al contatore trovo tre vecchie chiavi, di quelle proprio vecchie e grandi, al limite del tascabile, ed i miei occhi s’illuminano, già solo per le chiavi.
Perché sono vecchie. Perché sono proprio belle.
Poi le sinapsi partono ed alla mente affiora l’immagine della porta delle soffitte, della toppa della serratura. Esco di casa e mi fiondo alle soffitte, che sono proprio accanto sul pianerottolo, senza neanche tirarmi dietro la porta.
Lì davanti mi rigiro le chiavi nella mano, continuando a chiedere, a sperare. E’ la seconda a far girare la serratura. Accendo la luce e mi si presenta un lungo corridoio con vecchie porte in legno speculari. Chiusa. Chiusa. Chiusa. Lucchetto. Chiusa. Ne trovo una aperta. Entro. Un sacco di porcheria. Scarponi da sci, specchi, cestini di vimini. La roba più vecchia avrà al massimo vent’anni. Un po’ triste esco e continuo a saggiare le porte. Ce n’è un'altra senza lucchetto socchiusa, c’è solo la sua vecchia serratura. Vecchie serrature…
Spingo la porta, speranzoso. Davanti a me si apre un grosso sottotetto quasi vuoto, solo qualche cavalletto ed i pezzi d’un mobile dai decori liberty. Mooolto vecchio… C’è un lucernaio sul tetto.
E’ sera e la luce flebile e timida si riflette su un cerchietto tondo, alla mia destra, tingendosi di rosso.
Una gemma.
Di più, una gemma su un vecchio parafango bianco che si finisce aprendosi in un aletta.
Un parafango Amerio?!?
Il cuore inizia a spingermi forte il torace.
Un parafango che abbraccia una ruota.
Una ruota montata su una bici!
C’è una bici!
L’ho trovata…la mia prima bici trovata in una soffitta! Cazzarola!
Mi avvicino piano, quasi con soggezione. E’ una bici da uomo. Da passeggio. A bacchetta. No, aspetta, non è a bacchetta, non ci sono le leve. Contropedale. Guardo il mozzo dietro, ma è buio e non si vede niente. Mi faccio luce con l’accendino. No, il mozzo è molto grande ed ha l’ingrassatore, sembra molto vecchio, ma non è un contropedale. Iniziano a mancare i pezzi…porcazozza! La passo al microscopio. Manubrio-telaio-corona-pedivelle-pedali-ruote-parafanghi. Ha delle bellissime farfalle a serrare le ruote. Pedali originali. Sul telaio c’è un adesivo, uno scudetto con su scritto “Cicli 1941”, almeno sembra… Polvere, un dito di polvere ovunque. Guardo il canotto, voglio la marca…Cicli…Cicli …Ita..a. Itala?! Ci passo su leggermente un dito, c’è un sacco di polvere, sorrido, soffio. Chiedi alla polvere. Penso a Fante. Sorrido…Cicli..Boh! Non si capisce perché la scritta s’è mezza cancellata.
Mi fermo. Accendo una sigaretta e sto lì dieci minuti buoni a guardarla…fantasticando.
E tu da dove arrivi? Chissà quanta strada hai fatto. Forse qualcuno t’ha comprata con un sacco di sacrifici per poter andare più comodamente a lavoro. Forse hai vibrato sotto il fragore sordo delle bombe e chissà quante scale hai fatto appoggiata alle spalle del tuo proprietario per andare al sicuro, dentro casa.
E poi t’avranno venduta e rivenduta arrangiata finché non hai trovato un padrone che, anche lui è riuscito a comprarsi a cambiali la seicento e t’ha abbandonata qua. Sola. Per tutti questi anni.
Ma ciao! Per quanto tempo hai aspettato che qualcuno ti trovasse!
Io. Hai trovato me. Chiamiamolo caso. Fattostà che t’è andata bene. Io t’ho trovata e prometto che ti pulirò dalla polvere, che toglierò quella fastidiosa ruggine, t’ingrasserò a dovere e ti regalerò un paio di scarpe nuove. Ti farò vedere che lì fuori c’è ancora un mondo. Forse un po’ diverso da come lo ricordi tu. Senza più tutti quei ciottoli, quella terra ed il fango. Senza il coprifuoco. Con un sacco di scatole di lamiera che puzzano e corrono così veloci che non immagini neanche; ma fatto anche di belle strade lisce e silenziose, fiancheggiate da alberi, che non aspettano altro di essere pedalate.

Le Jim

venerdì 24 ottobre 2008

speranza

all'inizio delle ricerche, ero più esigente e selettivo. poi col tempo ho iniziato a portare a casa un po' di tutto. ruggine pesante. giusto con il criterio che fosse roba vecchia e perlomeno non inchiodata come un palo. per esempio, proprio non ho saputo lasciar nell'umido di una cantina questa vecchia Bianchi degli anni 20. la speranza è quella che non sia materiale buono solo per fotografie! che comunque già son contento di poter toccar con mano questo sistema. freneria che credo tipica dei modelli S di quegl'anni arcani. chissà che prima o poi, questo ruso possa tornare a pedalare!

giovedì 23 ottobre 2008

brezze

l'autunno avanza e le chiacchiere da boita saranno da spostare un po' più al chiuso. a me, davvero, l'odore del grasso vecchio e secco non disturba, anzi m'accompagna il caffè con morbida amicizia. quasi non c'è bisogno della correzione. comprensibile però è se a qualcuno s'infastidisce la narice. e così dagli amici inglesi, quelli della Birmingham Small Arms, maestri d'acciaio, così come del té in salotto, giunge uno spiraglio per ventilare la questione!

lunedì 20 ottobre 2008

hei, cicli!

lunedì mattina! cribbio, mi son fermato troppo a cianciar con l'oste ieri sera. ore cinque. caffè autartico, pane burro e un pochissimo di zucchero. meglio uscire da 'sto antro, va. quant'è che non sistemo il mio trabicolo? oggi inizio presto, c'ho giusto qualche catena e un po' di freni da riparare, poi tocca alla mia vecchia assaggiare grasso e chiavi inglesi. "hei, cicli!". ma chi c...o è che urla alle sei del mattino?! oh, salve piccolo mastro, strano abbonamento c'hai col destino. mi sembri uno spirito, così bianco di farina! fortuna che hai già finito il giro di consegne. a soldi, sempre uguale? dai dai, che te la faccio subito. tra un po' tocca cambiarla questa camera, mi sa tanto! la volta che passa il marchese, te ne procuro una. pensa che quello cambia gomma ogni giro che fora. con quel che costano. questa tua, mi par di conscerla più d'ogni altra. e pensare che due soldi per la riffa li trovi sempre! l'ho già persino risvoltata e guarda anche 'sto lato quante ne ha già di toppe. "cicli, senti, oggi proprio non ti posso pagare". beh, che novità. ciao bocia, vai piano!

amici cari, di queste amate camere rosate non son mai pago. tante volte le ho estratte dalla ruggine, piene di toppe! e sempre ne cerco, specie con tutta la bici intorno. ma quando mi han raccontato di come si usasse anche risvoltarle, finito lo spazio per le toppe, confesso che la mia mano è diventata molto più delicata, nel trafficare su vecchie biciclette. quante storie, strade e giorni intensi, sanno raccontare

giovedì 16 ottobre 2008

ultime uscite

un giorno di festa! qualcuno in famiglia porta in trionfo la nuova bicicletta. un velocipede da gran signori. accumulare la moneta necessaria si ricorda come un pellegrinaggio di passione. tutte le sere, tornare a piedi dal lavoro calpestando strade buie, lasciare che solo i sogni cedano al lume d'osteria. nera, freni a bacchetta. Bianchi! gli anni sono ancor lieti, prima della guerra. è il 1940. nell'aia del cascinale ciclofilo, con tavole imbadite per il pranzo, silvio ci presenta la sua signora, conservata con stile. i parafanghi sono forse di epoca successiva, ma per il resto, pare in tutto il modello Costantino. al vostro parere, commensali del ciclo d'epoca

lunedì 13 ottobre 2008

dal monte

dal nostro fedele inviato zagor alla Collezione Sanvido, Olympia! casa velocipedistica fondata nell'antico 1893 da tal Carlo Borghi, se le fonti in bianco e nero recitano il vero

formidabile di decorazioni, questa rara bacchetta degli anni 30. da mirare anche nel verde corsaiolo. come dice ben zagor, siamo nell'Olimpo delle biciclette d'epoca!

equipaggiata d'un raro, quanto a me purtroppo ignoto, cambio Gambato

domenica 12 ottobre 2008

bolzen fur pedale!

non si sa mai. recita frequente un'espressione del monferrato. per voi, speleologi del velocipede, minatori di fienili in cerca di ruggine ciclistica. metti il caso che vi ritroviate ammaliati da un qualche ferro straniero. un ciclo francese per esempio, cadre pour dame ou cadre pour homme?

DIZIONARIO ALFABETICO in QUATTRO LINGUE, 1910 .ca