martedì 18 novembre 2008

l'anima

cascine, soffitte, cantine. e ancor più strade e stazioni ferroviarie, silenziosamente, son pervase di tracce del passato. velocipedi patinati, biciclette in bianco e nero che trabicolano in decenni che scorrono, cambiano e ritornano. per esempio domenica, mi son imbattuto in questa ferraglia sul piazzale della bologna centrale. anonima, legata insieme alle altre, in apparente stato di utilizzo. le manopole parlano chiaro! corno di due pezzi. una bicicletta degli anni '30. che dopo settant'anni almeno è ancora lì a fare il suo dovere quotidiano. come l'anima del passato che vive silenziosa, nel tempo che passa. incrociare queste storie è vedere per strada apparire l'ologramma d'un film in bianco e nero. cercate amici, afferrate questi vecchi ricordi!

venerdì 14 novembre 2008

monsieur Lagriffe

d'umili origini, monsieur Lagriffe fu uomo di commercio. elegante e raffinato, quanto abile a manipolare affari d'ogni sorta. per lui era importante la dignità, tanto nelle tenzoni di moneta, quanto nello svago domenicale. beveva anice, nei giorni di festa. seduto al tavolino d'un locale liberty sul boulevard parigino. è l'inizio del '900 e con sofisticata postura, ammira nobili fanciulle di pizzi e stoffe vaporose. l'attenzione vola sulla lezione d'un quotidiano per lui straniero:

"L'automobile non ha ucciso la bicicletta: l'ha resa invece più popolare, o meglio, alla portata di tutti. Così gli adoratori della 'piccola regina' sono ormai innumerevoli. Ecco perché, aderendo ad un desiderio da molti espressoci, diremo quì succintamente dell'arte di viaggiare in bicicletta. Ed ecco appunto la linea che divide, non diremo il buono od il cattivo ciclista, ma colui che comprende bene l'arte di servirsi di una bicicletta e colui che l'usa assai malamente. E' la mania d'imitare i corridori che fa più numerosa la seconda categoria. Come in tutte le cose c'è il giusto mezzo anche nell'arte di andare in bicicletta. Il male si è che l'apprendere a stare in bicicletta è tanto facile, da improvvisare gli insegnanti; i quali poi s'accontentano di aiutare l'allievo a mantenersi in equilibrio come può sulle due ruote e a spingere bene o male (anzi piuttosto male che bene) sui pedali. Bisogna quindi che il ciclista osservi molto e molto impari anche da sé." da LA STAMPA SPORTIVA, 1903

è giunta l'ora, per monsieur Lagriffe, di domare un velocipede di pregio!

martedì 11 novembre 2008

prima della crisi

è indubbio, i veneti ci han sempre saputo fare con le biciclette. légnano duro, come si suol dire. anzi Legnano! furono anni di splendore per il panorama ciclistico e quì davide ci presenta un conservato superlativo, d'una bicicletta del 1927 solida e raffinata. roba lombarda che nasce dall'esperienza produttiva di Emilio Bozzi, già temprato dalla storia Wolsit ventennale insieme a Franco Tosi. mancano ancora due anni alla crisi del '29, ma questo lo sappiamo noi, oggi. quì ancora quel che conta è competere con gli altri costruttori a suon di dettagli e qualità. con la firma dell'epoca, i preziosi parafanghi a schiena d'asino

prego cicloamici, ammiriamo insieme la particolarità dei forcellini posteriori e delle guide per i freni!

da ultimo, per chiudere in bellezza, davide ci mostra la particolarità della freneria posteriore che parte interna! grazie mille ad alberto, per il report fotografico

domenica 9 novembre 2008

uh, DEI!

sabato mattina, consueto sonno indelebile sugli occhi. porta palazzo! appena arrivato scorgo in lontananza un bel paio di pedali in alluminio, mai visti prima. mi avvicino. è una Umberto Dei. la esamino rapidamente: sembra una Superleggera degli anni '60. da donna. faccio appena in tempo a tirar fuori la macchina fotografica, rubo l'immagine, sperando che venga a fuoco. ed ecco che si avvicina il proprietario con lucchetto alla mano e poche secche parole. "meglio che la lego, va". ottima scelta, ci son banditi nei paraggi!

mercoledì 5 novembre 2008

rosa

rosa. delicata come il nome di chi l'ha portata per anni. scrive lorenzo, autore di questo appassionato restauro. se pedalarla agli antichi splendori regala gioia autentica a chi ci ha sudato per mesi, conoscerne la storia è ancor più emozionante, per lui e per noi. racconti del cicloamico in questione, meglio di qualunque interpretazione, descrivono il fascino di questa signora

perchè chi guidava questa bici, persona che oramai non c'è più, era molto amata per la sua grande bontà. Il figlio, che ha l'eta di questa Bianchi ed è ora buon padre di famiglia, del quale ho sposato la figlia, era solito "essere trasportato" su questo mezzo sulla strada per l'asilo. Lui mi ha detto: "In quel tempo, per rendere più comodo il viaggio, era stato costruito un asse di legno a mo' di pedana da incastrare nella canna centrale, sul quale stavo in piedi... mi sa che è finita nella stufa poco tempo fa". Questa bici porta i segni di chi la usava come unico mezzo di locomozione. I mozzi, i coni e la scritta Bianchi sbiadita sulla pedivella dal pedalare incessante ne sono il segno. Per decenni ferma su un fienile, ora è stata rimessa a nuovo e soprattutto in funzione! Alcuni segni dell'utilizzo sono rimasti, sul carter, sul manubrio e da altre parti. Ma è giusto così... perchè Rosa è nell'essenza di questa bici.


a testimoniare l'importanza della memoria, il lavoro di restauro è stato lungo e attento. completamente smontata e ripulita. le cromature sono state rifatte, così come la verniciatura ed i filetti curati a mano. è completamente originale, arricchita con una sella Brooks B18, replica di un modello del 1905, manopole in legno di bossolo e qualche altro accessorio d'epoca. per il resto, ha dei pedali Way Assauto nuovi dell'epoca, gruppo luce Radius B67, fanalino posteriore in vetro ed un bellissimo campanello anni 30, dal suono cristallino. come una goccia di fresca rugiada, sui petali d'una Rosa

lunedì 3 novembre 2008

a garganella

queste vecchie biciclette portano a conoscere persone interessanti. come quel tale che mi fermò per strada, offrendomi addirittura cinque soldi per un fanale Radius. detto che ebbi "ci penso", pensato che ebbi "cercalo altrove", iniziammo a parlare di biciclette. gli piacevano i campanelli a gargannella. anche a me piacciono le vecchie biciclette, tantissimo, ma non so se a garganella. un giorno ho trovato un bel campanello, detto a raganella, ovviamente non funzionante. l'ho smontato, ho imprecato il giusto e alla fine ha funzionato. bellissimo, ma ancora non so dire se mi piace proprio a garganella. ho assorbito un copioso sorso di uva fermentata, per festeggiare, a garganella, ma il suono non è cambiato più di tanto. però l'ho montato su una vecchia bicicletta e sono uscito a scampanellare in giro. gustosissimo! aveva ragione quel tale, con garganella intendeva proprio garganella, non travisando raganella. ognuno ha le sue preferenze sullo stile di degustazione di cibi, bevande e biciclette. assaporatele a vostro piacere, gustatene l'eleganza e la spensieratezza. riportatele in strada e suonate il campanello! ciclogastronomia d'altri tempi

mercoledì 29 ottobre 2008

bestie

sono una bestia. quella domenica mattina mi sveglio riposato, così per attivare l'energia propizia a discorsi contrattuali. sì, sono proprio una bestia. questa la porto a casa per ricambi, penso. monta pezzi vecchi, cerchi stretti in ferro, pedali in ferro, manubrio roller, mozzi a chiocciole regolabili con oliatore ad elmo. parafanghi a schiena d'asino, che differiscono da quelli a dorso di mulo giusto perchè quest'ultimo è di seconda generazione, di padre asino! calza a pennello. qualcuno potrebbe anche sostenere che i primi siano, perlomeno nell'immaginario collettivo, grigi, mentre i secondi marroni, di ruggine. in realtà tutto sta all'arbitrio della genetica di umidi decenni. bene, porto a casa la ferraglia, un po' incazzato perchè l'hanno sabbiata interamente, senza smontare nulla. inizio a pettinarle il crine, giusto per non sentirla oltremodo cigolare. cribbio! che è 'sta scritta U.D. punzonata sul telaio? uh, tutte le parti bianche son marchiate Ciclo Italia! e pure 1923. peccato che il nichel se l'è portato via la sabbia. sono una bestia e qualcuno l'è stato prima di me. povera bicicletta. cambio prospettiva, questa me la ingrasso per benino! l'occasione è ghiotta. biada, per un cicloappassionato da soma. m'immergo negli anni 20 e scopro un velocipede voluminoso, almeno all'apparenza, da pedalare. postura imperiosa su strade di galantuomini, ma anche di briganti. devo cercare un cappello adatto! come quelli che si vedono nei cataloghi in bianco e nero. bene, ora sono pronto. esco a far concorrenza agli altri equini, su questo asino d'acciaio!