lunedì 21 dicembre 2015

Beltramo sportiva ANNI 40

Grazie a Paolo, ho avuto il piacere di mettere su strada e pedalare questa raffinata bicicletta sportiva degli anni '40 del grande artigiano torinese Beltramo, leggerissima, agile e veloce! Telaio saldato "a basin" senza congiunzioni, parafanghi e copricatena Beltramo in ferro, mozzi SIAMT e cerchi in alluminio con raggi sfinati, manubrio in alluminio, cambio Simplex "Campione del Mondo" a tre velocità e rari pedali F.O.M. in alluminio. Sportiva di lusso, per ciclisti esigenti, probabilmente appartenuta ad un dirigente FIAT. Complimenti Paolo, gran bel ritrovamento!











sabato 19 dicembre 2015

Atala da corsa degli anni '10?

Ritrovata insieme alla Ganna del 1931 di cui all'articolo precedente, bicicletta Atala da corsa della seconda metà degli anni '10! Mi piace pensare che sia stata a suo tempo la bicicletta di un corridore, usatissima, poi sostituita dalla più moderna Ganna. All'origine era montata con cerchi in legno, che purtroppo avevano la consistenza della cenere al momento del ritrovamento, tenuti insieme da durissimi tubolari a brandelli. Temporaneamente rimessa in strada con cerchi in ferro stretti, scorre ancora silenziosia e liscia, salvo azionamento della desueta freneria a fascetta che, dopo quasi cent'anni, raggiunge comunque ancora la sufficienza. A proposito di restauro, mi vien da dire che, secondo me, le ruote raggiate di fresco, anche con raggi e nipples vecchi, danno molta più soddisfazione a pedalare, elastiche e con la giusta tensione, rispetto a ruote ferme e impigriite da decenni di umidità e staticità. Telaio finemente lavorato, con oliatore a lancetta - mancante - sul tubo di sterzo; manubrio in ferro originale, di rara e probabile italianità. Bicicletta all'epoca di gran livello, che fa pensare a come le grandi marche cercassero in quel periodo tanto la qualità di un artigianato altamente professionale, quanto la quantità della produzione industriale. Telaio n. 14453







mercoledì 16 dicembre 2015

Ganna 1931







Momenti di notevole completezza, per questa bicicletta da corsa professionale Ganna del 1931! Nata per correre, giustamente molto usata - ma l'usura su macchine di gran pregio è lunga a dar fastidio davvero - poi accantonata per decenni. Forse ha smesso di correre, forse è stata sostituita da una bicicletta più moderna? Tal' è ch'è giunta fino ad oggi conservata dal tempo, di ottant'anni ed oltre, nella sua tinta originale, con cerchi in legno per gomme tubolari a 32 raggi l'anteriore e 40 il posteriore, mozzo posteriore "giroruota" con ruota libera tripla Vittoria e pignone fisso, cambio Vittoria del primo tipo, oliatore al telaio per la catena, manubrio e leve freno in ferro, freni Bowden con prigioniero e molle a fascetta; galletti originali con dado di fondo corsa, di cui rimane traccia sull'anteriore destro:













giovedì 3 dicembre 2015

La Misteriosa del '26

Dopo una lunga pausa, torniamo in corsa con Simone, che ci presenta la sua corsaiola piemontese degli anni '20!



 
La Misteriosa del ‘26

Ormai mi sto affezionando alle biciclette piemontesi… nella mia piccola collezione di biciclette sino agli anni ’30, le uniche tre bici italiane presenti provengono tutte dalla stessa regione, il Piemonte. Dopo la Gremo e la Cicli Augusta Petoletti, ecco la Misteriosa di Carmagnola del 1926, così da me denominata in quanto la lego un po’ all’opera Manzoniana del Conte di Carmagnola, provenendo da lì. La bicicletta, datata sulle calotte del movimento centrale 1926, era stata trasformata in seguito in bici sportiva col cambio del manubrio, ma la linea è essenzialmente corsa o mezza corsa. Sul telaio a parte un piccolo ovale che tende al rosso sul tubo trasversale, non ci sono altri segni riconoscibili, salvo una sigla C.E. sulla serie sterzo ed i mozzi marchiati entrambi Pranafa. La sella è una Mercurio Milano eccezionale con addirittura un logo sopra e un rinforzo in cuoio sotto dove a fuoco c’è il marchio della ditta produttrice. Ho eseguito un restauro conservativo, pura pulizia, cambiato i parafanghi, in quanto ne avevano messi un paio anni ’40 e sostituiti con una nuova linea in legno della ditta del Ghisallo, con profilo fine anni ’20, mantenendo pero’ tutte le aste e la viteria originale e messo una piega corsa in ferro, lasciando le leve sue originali. Telaio numero 5097 posto dietro sotto il tubo sella. Ma la vera chicca sono i freni, dei Duplette di probabile origine francese, a fascetta piatti, con doppio tiraggio per ognuno, ovvero utilizzando una delle due leve si azionano tutti 4 i pattini. Ora lascio spazio alle foto del prima e del dopo nella speranza che qualche piemontese e non solo sappia svelare il Mistero sulla marca. Buone pedalate, Simone Lamacchi