
quella volta l'ho fatta grossa: tratta, contratta e mi ritrovo nell'alba nebbiosa alessandrina (mandrogna!) a smontare un'ottantina di ruderi per farli stare nel furgone preso a nolo. alla fine ne prelevo 20 e riempio scatole di pezzi e altro ciarpame, ma la questione interessante è il ragazzo che, nel fienile di quella cascina, restaura mobili in solitaria allegria, dopo anni di lavori mondani. ogni tanto passa a farmi un saluto mentre armeggio frenetico chiavi tra la 7 e la 16 e a un certo punto dico màino (!) e lui subito replica, guarda che si dice maìno. mah. il dubbio resta in sospeso per mesi, finchè leggo quello splendido libro che è
Il campione e il bandito di Marco Ventura (ed. Il Saggiatore, 2006) pieno di storie affascinanti: Mayno [maìno] della Spinetta era un noto bandito della zona di Novi Ligure, all'inizio dell'800, come tutti i banditi, amato dalle larghe masse contadine che si nutrivano di fame. braccato senza via di scampo dai gendarmi francesi di Napoleone, preferisce togliersi la vita sparandosi alla testa, piuttosto che farsi arrestare! per sfregio, i francesi decidono di storpiare tutti i cognomi Mayno della zona, cambiando la Y con la I e, addirittura, spostando l'accento! che siano parenti o meno Mayno della Spinetta e Giovanni Maino, quello delle biciclette, non lo so ancora, ma una cosa è certa, che qualcosa in comune dovevano pure averlo, anzi più d'una cosa, la miseria e la passione e poi quel Maino ebbe fama d'esser anche lui un tipo scaltro. con il suo nome vennero prodotti telai e biciclette d'avanguardia, ma Maino, come Bianchi o Dei, non era un telarista, ma seppe bene mettere al suo soldo un abilissimo artigiano che stava alle porte di Alessandria, dicono. e poi venne quel Sante Pollastri, altro bandito di spicco del novese all'inizio del '900, che iniziò la carriera su una bicicletta Maino, come Girardengo ma per altra via.. pane, salame e vino li metto io, qualcuno ha voglia di salire su una vecchia bicicletta e accompagnarmi
quì?