lunedì 31 marzo 2008

la parola

la parola mercato non compare sui volantini. sono stato a reggio emilia. è una mostra scambio. la prima impressione è sempre quella di incappare nel giochetto "quanto costa? è un furto. di meno non posso! è raro" e tornare a casa con il portafogli alleggerito. piacevolmente si scopre che non è proprio così. molti venditori son furbetti, ma tanti altri sono grandi appassionati. trovare pezzi interessanti richiede tempo, soldi e fare i mercatini non è da meno. per un bullone che ti vendono, il gemello più sano se lo sono tenuto da parte, ma ne han comprati e buttati almeno altri cento. più di tutto, ti indicano la strada per rincasare ricco e soddisfatto. sempre e volentieri. sì sì i prezzi restano alti, ma le parole sono gratis. e anche se compri poco o nulla, un venditore chiacchiera col sorriso, in cambio solo di una domanda. mentre spara grosse cifre ai passanti interessati, ti regala passione e competenza! e poi ci son tutti gli appassionati vicini e lontani che si incontrano e si salutano sinceri, sul miglior terreno possibile. coperto di biciclette! la taurus, senza chiedermi moneta, m'ha risposto senza indugio a quel che ho scritto della bianchi super r. taurus, la modella! qualcuno può aiutarmi? non ricordo il nome di questo modello superlativo a freneria completamente interna

e nel frattempo un appassionato ci scrive e ci regala nuovi cataloghi. grazie mille giò! mi piacciono sempre di più queste biciclette d'epoca

venerdì 28 marzo 2008

mi fissa

in officina. alla luce fioca del risparmio energetico, contemplavo l'ultimo rudere fresco di arcano anfratto. anni maledetti si son portati via troppi pezzi! vado a dormire e non ci penso, o piango ancora un poco? deciso, ma discreto, bussa alla porta dei pensieri antichi un signore satinato, aristocratico e impolverato. quasi invisibile. chiedo al cane "lo vedi anche tu che mi fissa 'sto nobile o è colpa del vino?". non risponde, ma sbuffa eloquente. fisso lo spirito che ora si mette pure a parlare "ti vedo un po' a corto di companatico, villano senza orologio! guarda che roba mi potevo permettere già quasi cent'anni orsono. è capitata a te e non posso farci nulla. inventati pure quel che manca, riportala in strada - già che ci sei, vesti un po' meglio - ma che diamine, sei un uomo e non una donnetta: pignone fisso e freno a tampone!". categorico. insindacabile. eseguo. la ricostruzione è stata lunga - il tempo di farmi crescere i mustacchi - qualche particolare ho dovuto adattarlo e si può migliorare. ma pedalarla lungo il fiume mi regala un sapore antico. denso di emozioni da assaporare nel silenzio del pignone fisso. bici senza nome, bici che all'epoca erano mezzi per tasche capienti e ancora non avevano conosciuto l'amore del popolo di lavoratori, bici da sghei!

diavolo d'un gerbi, pensavo a te mentre le mani slittavano sul grasso e si graffiavano. non voltarti mentre mastichi colline, son fisso dietro ai tuoi polpacci secolari con questa rossa mezza corsa, ma pur senza mattoni, nessuno può raggiungerti!

mercoledì 26 marzo 2008

rosso mattone

1909, milano, parte il primo giro d'italia. giovanni gerbi è già una celebrità. da far gelare gli sguardi ai francesi. tutti temono i polpacci di questo "diavolo rosso", ma un bimbo corre tra la folla esultante e vuol toccare il suo idolo. gerbi cade e la sua bianchi malconcia non può più correre. un manovale astigiano, impolverato che si paga col sudore le due ruote per iniziare a correre giovanissimo, sui bicicli. non so quanto sia mito e quanto realtà, ma in giro si racconta che si allenasse sulle salite della monferrina con mattoni appesi al collo. non sarà quotata come una bianchi, una dei o una maino.. ma se trovate in giro una gerbi abbiatene cura. non capita tutti i giorni di pedalare un'indiavolata!

lunedì 24 marzo 2008

vita dei campi, Maino del 1937

diavolo d'un veneto, quest'amico alberto continua a regalarci meraviglie! maino, che solo a sentire il nome penso a santo pollastro e alle sue scorribande.. e un po' anche m'immagino campi di grano, che la vita contadina l'ho lasciata indietro mio malgrado da due generazioni, ma la camporella m'è familiare. ma se passa alberto con questa bici, e quel manubrio, la pulzella me la soffia e nei campi ci vado a rincorrere farfalle. sportivo, confortevole, raffinato e importante! anche la bianchi lo montò su alcuni modelli negli anni 30. altri non so. quì siamo nel 1900 e 37. giovanni maino ricorda sottovoce, timido, che i tubi ravvicinati non li vende solo l'amico umberto. e in più ci aggiunge una cura dei dettagli da chi produce e vende biciclette, ma soprattutto le ama. penso ad esempio alle astine dei parafanghi, ai tendicatena in stile francese integrati nei forcellini del telaio, ai dadi ciechi a cupola per i mozzi e alla celebre guarnituta liberty G M A. restauro sopraffino, da farti credere che il calendario appeso al muro ha 71 anni di troppo! quella forcella tipica maino è il tempio della strada, bianca. sottile e precisa. due spade puro sangue che recisero allori per l'omino di novi e alfredo binda. appoggiala alla vite, ma nascondila un poco, mentre sei con la tua bella.. lascio in pace le farfalle e passo a prenderla!

venerdì 21 marzo 2008

traffici

quella in foto è una frejus degli anni '50. il paese era in salita e serviva un cambio di velocità. la bicicletta precedente era in condivisione tra i fratelli.. e il paese.. e chissà dov'è finita durante la guerra. non sono uno dei fortunati che hanno ereditato la bacchetta antica dal nonno, anzi nemmeno la frejus in questione è giunta fino a me. la foto è di fine anni '60. una rievocazione storica. il vizio per la bicicletta, per la roba vecchia, come per il vino, dev'essere ereditario o forse semplicemente immaginare i nostri nonni, la loro vita umile e autentica e le loro biciclette ci lega ancora di più alla nostra passione. la bicicletta era uno strumento di lavoro, un tentativo di autonomia e libertà. bisognava faticare un po' per comprarsela, la si doveva trattare con cura, ma si riforniva solo di pedalate e tanto bastava per.. "andare tre o quattro volte più svelto del pedone, consumando però un quinto dell'energia" (da Ivan Illich, Elogio della bicicletta, ed. Bollati Boringhieri). per andare in giro a cercare di riempire la ciotola. o per accontentarsi di dividere in cinque la stessa ciotola. a seconda della giornata. chissà cos'è il "sansal"? fortuna che c'era ancora mia nonna a raccontarlo, quando questa foto riemerse da un cassetto. il sansal partiva in bicicletta, d'inverno per scaldarsi, d'estate incontro alla frescura, la caricava in treno per un pezzo e andava a torino a fare il suo mestiere nel 1930, come tanti tanti altri.. storie affascinanti che sarebbe bello riscoprire! doveva esserci un gran traffico. adoro l'inquinamento acustico, di campanelli

mercoledì 19 marzo 2008

rendiamo grazie

comunicazione di servizio. i signori Alberto e Giuseppe, collezionisti gentiluomini di comprovata passione e valore morale, facciano un po' di spazio nelle loro cantine. tutti gli altri amici pedalatori di ruggine che leggeranno queste pagine gli sono debitori di almeno una bottiglia di vino! Alberto e Giuseppe ci regalano oggi un lodevole esempio della loro sincera passione: condividere e collaborare.. per diffondere l'amore per le biciclette d'epoca. nella colonna di destra, da oggi, trovate infatti una sezione cataloghi, da cui potete scaricare gratuitamente alcuni interessanti cataloghi d'epoca! invito chiunque a inviare al blog documenti, foto, cataloghi. è un archivio che mi piacerebbe arricchire nel tempo. per curiosi, appassionati e restauratori. grazie di cuore!

lunedì 17 marzo 2008

dubbi e complessità

ho parlato con una delle mie biciclette. ancora non è una cosa che faccio abitualmente, ma aiuta quando qualche congegno non funziona come dovrebbe. le ho parlato delle bianchi super r. si è sparsa la voce: a tutte è venuto il complesso di inferiorità. ho regalato loro delle belle dinamo, per consolarle, ma niente, non ci dormono la notte e se ne vanno in giro inquiete. fortuna che hanno fanali e molti anni d'esperienza sul groppone, così non mi preoccupo. basta guardare lo schema della freneria interna della celebre bianchi, per scoprire quanto questa bicicletta sia complessa e sofisticata, rispetto a molte altre
se ancora avete fiato dopo la vista del posteriore, ecco l'anteriore
ho pensato "bella topa", ma scrivo bicicletta sopraffina!!!! leggo la scheda commerciale di questa meraviglia e scopro che montava ruote da 28 1/2. mi piacerebbe un giorno vederne una a colori e tre dimensioni. magari dimenticata in un fienile. mi sorge il dubbio. per le ruote 28, all'epoca la misura più diffusa era 3/8. e perchè questa è 1/2? penso fosse coperta da brevetti sia italiani che stranieri e mi chiedo: non è che questo modello supeRiore venne ideato proprio per il mercato internazionale? certo ce ne voleva per far concorrenza alle elaborate triumph. che ne dite? secondo me ci riusciva benissimo!

venerdì 14 marzo 2008

raccolta differenziata

l'amico Antonio ha l'occhio attento. per fortuna di tutti noi appassionati, non gli è sfuggita la differenza tra ferro, ingombranti e.. una taurus conservata degli anni 40! pronta ad assaporare la morsa del ragno. ma chi stava buttando via una bicicletta così completa?! pure accessoriata. bella e desiderata, ma sola in discesa verso l'oblio delle bacchette, un posto simile a una cantina umida, ma più umido, dicono. e con stridoli di acciaio ritorto! dovrebbe trattarsi di un modello 30, con freno anteriore interno, telaio a tubi piatti e saldature invisibili, movimento centrale a campana. bello lo snodo del freno posteriore a forma di T. un ritrovamento da applauso o meglio da campane che suonano a festa!

si notano i forcellini posteriori chiusi (e dentellati, ma non si vede), senza tendicatena e con rondella rettangolare dentata. il movimento centrale è a campana, con perno quadro, pedivelle a innesto e chiavette tonde avvitate al perno. si intravedono anche altri dettagli tipici delle taurus, come i tubi schiacciati e tracce della doppia filettatura rossa e oro. non manca nulla. neppure il prezioso carter a goccia, completo. in una discarica si possono fare migliori acquisti che in un ipermecato! del toro non si butta via niente

mercoledì 12 marzo 2008

ricordi di vernice, Bianchi del 1936

qualche volta mi si dice che son tutte uguali queste biciclette con i freni a bacchetta. mannaggia e allora che mi prendo il tetano a fare? ma no, non è la stessa cosa che mettere una bicicletta nuova alla pioggia per un anno, questo vecchio acciaio c'ha del senso: meglio inserire qualche dettaglio che attiri l'attenzione, come alla réclame. e allora vi presento questa bianchi con freni a bacchetta del 1936, vestita di gomma bianca! pedali e copertoni. in fondo facevano un po' così i costruttori, in realtà sulle biciclette più che sugli accessori, proponendo qualità e nuove soluzioni che dessero prestigio al marchio e soddisfazione ai ciclisti. freni interni, integrali, perni quadri, alluminio, saldature invisibili, tubi piatti.. un bel po' di quelle biciclette infatti circolano ancora oggi, mentre è il modo di fare che s'è un po' deteriorato. ritrovare tracce di vernice originale sotto altri due strati a pennello è stato un lavoro lungo, come ricercare l'originalità di alcuni pezzi persi negli anni, ma ho preferito comunque un restauro conservativo, perchè le spennellate hanno prottetto un po' di cromatura. la sella è bianchi, di produzione aquila. purtroppo era talmente secca, che la seduta è rimasta un po' piatta. mozzi e pedivelle sono marchiati in corsivo. il fregio sul manubrio è quello con la rosa dei venti e i parafanghi sono "a pagoda" con ricordi di cromatura sulla schiena. ho dovuto rifare le ruote, ma con cerchi (28 1 5/8) e raggi (302 x 1,8 mm) usati, di recupero freschi di cantina. ne ho passate parecchie di ore in compagnia del tiraraggi e della forcella centraruote.. e un po' di vino. la vernice è consumata, ma il piacere di pedalarla è quello originale!


martedì 11 marzo 2008

macelleria prima scelta

ecco serviti filetto e controfiletto! questo tipo di mozzo era il più diffuso su tutte le biciclette almeno fino agli anni 20, per pignone fisso e controghiera di bloccaggio. sulle biciclette da viaggio si abbandonò del tutto questo sistema, sostituito da più confortevoli ruote libere, che potevano anche essere avvitate sul filetto più interno di questo tipo di mozzo. il doppio filetto continuò ad essere utilizzato sulle biciclette da pista e su quelle da corsa con giroruota - mozzo filettato da entrambe le parti - che, tra le varie combinazioni, erano anche montate con pignone fisso da un lato e ruota libera dall'altro, entrambi a uno o due rapporti, da cambiare a mano, girando la ruota e facendola scorrere sui forcellini del telaio, per regolare la tensione della catena. altro che shimano, a mano! pignone fisso e controghiera sono anche il vecchio sistema utilizzato sui mozzi a contropedale. se vi capita un mozzo così, sappiate che la controghiera esterna è avvitata in senso opposto, antiorario. la ruota della foto è della mia Clément, in sala operatoria perchè la vecchia catena s'è spezzata andando a rompere un raggio.. a qualche chilometro da casa. ma questo non basterà a cambiare la mia preferenza per le biciclette arrugginite!

sabato 8 marzo 2008

salva la sella!

un oggettino semplice, il salvasella, ma che la dice lunga su quanto fossero amate e coccolate queste biciclette quando non erano d'epoca. sono un po' difficili da trovare selle in cuoio originali e spesso sono in condizioni aride, ma c'è una tecnica poco invasiva che da buoni risultati. prima di tutto una leggera pulita alla pelle con paglietta fine di ferro. poi si immerge per qualche minuto la sella in acqua tiepida, senza far sciogliere la seduta e senza ammorbidirla troppo. quanto basta per poterla modellare. si massaggia la seduta con del grasso per cuoio - non troppo sul lato superiore - e poi si infilano dei fogli di giornale appallottolati tra la struttura e la seduta, pressando un po', per ridare alla seduta la forma originale. il tocco finale è legare una cinghia di cuoio attorno alla parte centrale, per costringere verso il basso le estremità laterali della pelle. riposo e asciugatura per almeno un giorno, chiusa in un sacchetto di plastica solo se il cuoio è molto spesso e ancora duro nonostante l'immersione. se la si mette in un sacchetto, l'asciugatura è più lenta, almeno due o tre giorni. occhio a non smollarla troppo che poi si sfonda al primo utilizzo. a lavoro finito, si ingrassa ancora un po' la seduta da entrambi i lati e, a sella rimontata sulla bicicletta, si strofina per bene la parte superiore con un panno morbido, per asportare il grasso superficiale e lucidare la pelle. anche la sella più secca e screpolata sarà di nuovo utilizzabile senza remore. quando la sella è ben asciutta, volendo si può tirare un po' la pelle con il dado di regolazione, ma personalmente preferisco evitare di stressarla ulteriormente, perchè rischia di strapparsi intorno ai rivetti. buon lavoro!

giovedì 6 marzo 2008

guarda che si dice maìno!

quella volta l'ho fatta grossa: tratta, contratta e mi ritrovo nell'alba nebbiosa alessandrina (mandrogna!) a smontare un'ottantina di ruderi per farli stare nel furgone preso a nolo. alla fine ne prelevo 20 e riempio scatole di pezzi e altro ciarpame, ma la questione interessante è il ragazzo che, nel fienile di quella cascina, restaura mobili in solitaria allegria, dopo anni di lavori mondani. ogni tanto passa a farmi un saluto mentre armeggio frenetico chiavi tra la 7 e la 16 e a un certo punto dico màino (!) e lui subito replica, guarda che si dice maìno. mah. il dubbio resta in sospeso per mesi, finchè leggo quello splendido libro che è Il campione e il bandito di Marco Ventura (ed. Il Saggiatore, 2006) pieno di storie affascinanti: Mayno [maìno] della Spinetta era un noto bandito della zona di Novi Ligure, all'inizio dell'800, come tutti i banditi, amato dalle larghe masse contadine che si nutrivano di fame. braccato senza via di scampo dai gendarmi francesi di Napoleone, preferisce togliersi la vita sparandosi alla testa, piuttosto che farsi arrestare! per sfregio, i francesi decidono di storpiare tutti i cognomi Mayno della zona, cambiando la Y con la I e, addirittura, spostando l'accento! che siano parenti o meno Mayno della Spinetta e Giovanni Maino, quello delle biciclette, non lo so ancora, ma una cosa è certa, che qualcosa in comune dovevano pure averlo, anzi più d'una cosa, la miseria e la passione e poi quel Maino ebbe fama d'esser anche lui un tipo scaltro. con il suo nome vennero prodotti telai e biciclette d'avanguardia, ma Maino, come Bianchi o Dei, non era un telarista, ma seppe bene mettere al suo soldo un abilissimo artigiano che stava alle porte di Alessandria, dicono. e poi venne quel Sante Pollastri, altro bandito di spicco del novese all'inizio del '900, che iniziò la carriera su una bicicletta Maino, come Girardengo ma per altra via.. pane, salame e vino li metto io, qualcuno ha voglia di salire su una vecchia bicicletta e accompagnarmi quì?

Umberto Dei, la frenata integrale

dietro a celebri invenzioni, spesso si scopre un tratto comune: la semplicità. tecnicamente i manubri delle biciclette con freni a bacchetta sono in gran parte simili - un po' più elaborati quelli delle biciclette a bacchette interne - con piccole varianti, ad eccezione di uno, il più celebre, quello che aziona la frenata integrale sulle umberto dei, marca oro prima e modello imperiale dal 1937 in poi. da un po' di tempo avevo il desiderio di capire la variante studiata dal siur umberto o da chi per lui, ma temevo di andare a mettere male le mani su un congeno troppo complicato e diverso da tutti gli altri, che poi non sarei stato in grado di rimontare! quello che mi si è svelato m'ha stupito: al di là di piccoli accorgimenti che rendono speciale questo manubrio, la tecnica della doppia frenata azionata dalla leva destra è semplice. nella leva destra sono infiliati non uno ma due uncini: il primo, classico, esce dal manubrio e va a tirare il sistema delle bacchette posteriori e poi ce n'è un secondo, gemello di quello infilato all'estremità della leva sinistra che allo stesso modo va ad azionare il meccanismo della frenata anteriore, con qualche cautela in più del normale.. semplice, no? più per passione che per concorrenza - mi piace pensare - umberto dei e altri hanno realizzato biciclette raffinate e ricercate, qualitativamente eccellenti che ancora oggi sono amate ed apprezzate ma soprattutto utilizzate! auguro buone pedalate d'altri tempi a tutti, un'ottima via per riscoprire la semplicità

mercoledì 5 marzo 2008

la vetrina dell'orefice, Bianchi del 1922

alberto da mira ci lascia a bocca aperta, mostrandoci questa meravigliosa antenata dei freni a bacchetta: una bianchi a leve rovesciate del 1922! tutta nichelata: manubrio, cerchi, mozzi, corona originale bianchi, pedali a sega.. un piccolo dettaglio distingue questo modello da quello con copricatena chiuso: la distanza tra l'interno della pedivella destra e la guarnitura è molto minore, come per le biciclette da corsa. la misura del telaio è 54 (le misure stantard all'epoca erano 54, 55 o 56), contro delle grandi ruote da 28 1 3/8 con cerchi del diametro di 656 millimetri, molto più alti dei classici 637 delle 28 1 5/8; i raggi sono quindi da 310 millimetri, anzichè 302 e i copertoni 700 x 35 A, anzichè 700 x 35 C (la B si usa invece per la via di mezzo, cioè 28 1 1/2). il mozzo posteriore ha 40 fori e l'anteriore 32. la testa di forcella è marchiata bianchi in corsivo, i parafanghi sono a schiena d'asino.. che dire: complimenti!! a 86 anni, vorrei essere anch'io in queste condizioni. il fanale è un bel "gladiator" a carburo, conservato. gemma in vetro e borsello in pelle tipico dell'epoca, le donano un tocco finale

martedì 4 marzo 2008

biciclette in bianco e nero

le pedalate di jacques tati trasmettono un'allegria smisurata, il realismo di vittorio de sica in ladri di biciclette ci fa amare ancora di più le nostre bacchette: guardate quì che bel risultato salta fuori, mescolandoli insieme!